Quando giornalisti e scrittori diventano avvoltoi
Tre fatti di sangue eclatanti giovedì 1° giugno: nel Milanese, a Roma e la sentenza sulla morte di Luca Sacchi.
La cronaca nera ci incolla alle notizie. Fatti che poi si trasformano in intrattenimento. Tanto che il noir è un genere gettonato in letteratura e il true crime spopola sulle piattaforme on demand.
Giovedì 1° giugno è stato sconvolgente, perché si sono concentrati tre fatti di sangue torbidi, con retroscena che ti impongono di fermarti a riflettere. La confessione shock nel delitto di Senago da parte del barman Alessandro Impagnatiello, che ha ucciso la compagna incinta al settimo mese, Giulia Tramontano, perché ostacolo alla sua nuova fiamma, in un’escalation di manipolazione sentimentale fino a un orrendo omicidio.
Ancora, la tragedia omicidio-suicidio al quartiere San Basilio, a Roma, dove Massimiliano Carpineti ha ucciso Pierpaola Romano, entrambi poliziotti, entrambi impiegati a Montecitorio: un delitto che appare al momento inspiegabile ma che non nasconde una pista passionale tra i due.
E, poi, le sentenze confermate in Corte d’Appello per gli esecutori di un altro fatto di nera che sconvolse l’Italia il 23 ottobre 2019, quando fuori di un pub a Roma un colpo di pistola mise fine alla vita del giovane Luca Sacchi: dopo un paio di giorni emerse la verità, con un giro di droga, ipotetici salti di qualità criminale, doppi e tripli giochi, bugie e depistaggi che coinvolgevano un suo ex compagno di scuola e la fidanzatina, Anastasya.
Chi scrive, come giornalista e scrittore, si nutre di questi fatti, come se fosse un avvoltoio che si ciba di carne in putrefazione. Così, cerca di fare propri questi eventi, cerca di capire perché una persona che conosci e che consideri mite si trasforma in un assassino che addirittura pianifica il delitto. Vai a fondo, studi l’Io dell’omicida, la sua infanzia, le sue relazioni, le sue ambizioni, le sue fragilità, le sue emozioni, le sue inquietudini.
È l’attrazione ancestrale verso l’orrore? Un modo per esorcizzare la Morte? L’immedesimazione nella figura degli investigatori? Il conforto per il trionfo del Bene sul Male quando c’è la scoperta dell’omicida e la sua condanna? O, semplicemente, l’orrore fa parte della vita?
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