Frosinone, detenuto armato semina il panico nel carcere
Con una pistola, arrivata forse con un drone, cerca di regolare i conti con altri detenuti che lo avrebbero picchiato nei giorni precedenti
Ha dell’inverosimile quanto accaduto nel carcere di Frosinone domenica 19 settembre. Un detenuto napoletano, dopo aver puntato la pista in faccia ad un secondino per farsi consegnare le chiavi e aprire la cella in cui era recluso, ha sparato colpi di pistola e minacciato altri detenuti, per un diverbio avvenuto alcuni giorni prima.
La pistola, sembra che gli era stata recapitata con il drone, dall'esterno, poco prima che avvenissero i fatti in questione. E' stato poi lo stesso carcerato, a chiamare il suo avvocato con un cellulare, anche questo recapitatogli dall'esterno contravvenendo ad ogni regolamento, a chiamare il suo avvocato che lo ha consigliato di deporre l'arma e desistere dal suo intento.
“Quanto accaduto nel carcere di Frosinone è un fatto gravissimo” sono state queste le parole di Massimo Costantino, segretario generale Fns Cisl Lazio. Lo stesso Costantino ha continuato: “Frosinone è un Istituto dove più volte avevano chiesto interventi ed anche ispezioni proprio per la nota e cronica carenza di personale . Solo alcuni giorni fa il Provveditorato, dopo un incontro con le rappresentanze sindacali, aveva previsto l'invio di ulteriori 12 unità in ambito nazionale, che si aggiungevano ad altre inviate tramite mobilità nazionale”. Per la Fns Cisl Lazio “occorrono interventi urgenti perché altrimenti collassa tutto il sistema penitenziario ed occorrono interventi immediati delle istituzioni ed ,anche, urgentemente una ispezione”.
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto al capo Dap, Bernardo Petralia, di annullare gli impegni, per andare di persona nel carcere di Frosinone, a fronte della gravità di quanto successo.
Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP. Aldo Di Giacomo è molto duro: “Il carcere è diventato il luogo di regolamento dei conti a colpi di pistola tra affiliali alla criminalità organizzata. Abbiamo toccato il punto più allarmante di una situazione che da tempo, inascoltati, denunciamo come di massima emergenza”.
“Come sia stato possibile introdurre non solo telefonini e droga ma persino un’arma in una sezione di alta sicurezza – aggiunge Aldo Di Giacomo – va accertato e comunque riprova che il “buonismo” nei confronti dei criminali che devono scontare lunghe e pesanti condanne ha già fatto danni enormi, primo fra tutti la delegittimazione della polizia penitenziaria. Spero che adesso i cittadini, l’opinione pubblica, i politici si rendano conto che nelle carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci sono autori di crimini efferati per i quali da tempo, invece, si sostengono la clemenza e provvedimenti di indulto. Opinionisti, commentatori, politici dimostrano di avere la mente annebbiata e una grande confusione non distinguendo chi svolge il delicato servizio di controllo negli istituti penitenziari da chi ha compiuto crimini orrendi, con pesanti condanne, e alimenta l’illegalità”, sottolinea.
Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria ha chiosato: “Mentre attendiamo invano da mesi che la Ministra Cartabia batta un colpo, nella casa circondariale di Frosinone i colpi arrivano, ma dalla pistola in possesso di un detenuto verosimilmente introdotta con un drone! Solo qualche giorno fa, dopo il secondo parto di una detenuta avvenuto in carcere, ci chiedevamo cos’altro dovesse accadere affinché il Governo facesse seguire alle passerelle e agli annunci atti concreti e tangibili. Ora qualcos’altro è accaduto, facendo precipitare, è proprio il caso di dire, in un colpo i nostri penitenziari ai livelli di quasi mezzo secolo fa. A questo punto, anziché i gruppi di lavoro dei giorni scorsi, crediamo che serva costituire una vera e propria unità di crisi magari sotto l’egida di Palazzo Chigi”.
Ha quindi aggiunto: “Il gravissimo episodio conferma, palesemente, quel che diciamo da tempo e, cioè, che le carceri sono fuori controllo a dispetto del diuturno sacrificio delle donne e degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, i quali pagano sulla loro pelle gli anni di abbandono della politica e il pressapochismo dei governi, ivi compreso quello attualmente in carica. L’escalation del degrado e della violenza è sotto gli occhi di tutti, ma dal ministero continuano a mostrarsi inermi e inerti, salvo, come detto, costituire gruppi di lavoro che sembrano utili solo a prendere tempo, magari in attesa di un prossimo esecutivo”.
“A questo punto – conclude De Fazio – ci aspettiamo una convocazione immediata da parte della Ministra Cartabia per l’individuazione di soluzioni reali; in mancanza il senso di responsabilità ci indurrà, nostro malgrado, a inasprire i toni del confronto anche con vigorose proteste”.
Il detenutoè stato trasferito in un altro istituto. Questa mattina nel carcere di Frosinone, riferiscono le stesse fonti, arriverà prima il provveditore del Lazio, Carmelo Cantone, poi alle 16 ci sarà una riunione straordinaria con il capo del Dap, Bernardo Petralia, e i direttori generali del personale, Massimo Parisi, e dei detenuti, Gianfranco de Gesu.
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