Il giorno del giudizio per Patrick Zaki
A Mansoura in Egitto, udienza in cui è attesa la sentenza sul caso che riguarda lo studente arrestato nel 2020. Processo riaggiornato al 6 aprile
Dopo due anni di calvario giuridico e umano, con mesi e mesi di carcere preventivo a causa di un articolo scritto sul suo blog, Patrick Zaki potrebbe vedere oggi vedere scrita la parola fine sui suoi patimenti grazie al verdetto del Giudice che presiederà l'udienza del processo che lo riguarda in Egitto.
In un'intervista a "La Stampa" e a "Repubblica", lui stesso ha dichiarato:
"Sono ottimista, siamo ottimisti. Ovviamente sto anche in ansia. So bene che c’è la possibilità di tornare indietro alla casella di partenza, so che esiste lo scenario peggiore. Ci penso. In queste settimane non ho ricevuto alcun segnale che mi desse indicazioni. Ormai comunque manca poco, partenza all’alba dal Cairo per arrivare in tempo a Mansura e via. Aspetterò all’esterno del tribunale con gli amici e la famiglia. A rappresentarmi dentro l’aula ci sarà il mio avvocato, Hoda Nasrallah". Così Patrick Zaki descrive l'attesa per la nuova udienza a Mansoura del processo che vede lo imputato. Parlando con 'La Stampa', lo studente egiziano dell'Università Mater di Bologna commenta il suo rapporto con l'Italia, e con Bologna, e spiega che non avrebbe "mai immaginato tanta popolarità. Sono una persona normale come lo sono i miei genitori, ero uno studente tra migliaia e ora mi conoscono in tutta Bologna e in tutta Italia. Ho interloquito con Liliana Segre, il presidente Sergio Mattarella mi ha citato due volte, i diplomatici dell’ambasciata italiana in Egitto sono stati più che presenti. Sto vivendo tutto questo affetto a distanza ed è molto intenso, mi porto dentro l’esperienza del carcere ma anche la solidarietà che ha generato. Qualsiasi cosa accada sarò sempre grato a Bologna, all’Italia".
In un'intervista a 'La Repubblica' il ricercatore guarda al futuro e parla dei suoi piani: "Il più immediato è tornare a Bologna, il prima possibile e rimanere lì per un periodo lungo. Spero di essere con i miei colleghi per l’inizio del prossimo semestre, che è fra pochi giorni. Cosa succederà dopo non lo so: so che continuerò a lavorare sui diritti umani". E quando gli viene chiesto dove intenda portare a termine i suoi progetti, risponde: "Non lascerò l’Egitto per sempre. Il mio lavoro riguarda l’Egitto. Non voglio scappare. Io partirò quando si potrà ma la mia famiglia resterà qui: verrà a trovarmi certo, ma questo è il mio Paese. Non lo abbandono".
In questi istanti si apprende che il processo è stato aggiornato al 6 aprile.
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