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Attenzione ai depuratori domestici per alcalinizzare l'acqua

acqua alcalinizzata

Altroconsumo ha segnalato diversi rivenditori di apparecchi per ottenere acqua alcalina all’Agcm e allo Iap

Mai fare di tutta l'erba un fascio ma la considerazione che sull'acqua ad uso potabile circolano una miriade di falsità è purtroppo veritiera. Il marketing legato a questo "oro blu" è tra i più vivaci e aggressivi, spesso veicolando messaggi ingannevoli. Per tale motivo, Altroconsumo ha condotto un'analisi su vari rivenditori di apparecchi per la produzione di acqua alcalina ionizzata, una delle tecniche di purificazione disponibili online. Questa indagine ha rivelato la presenza di numerose fake news e informazioni fuorvianti, che l'Organizzazione ha prontamente segnalato alle autorità competenti.
Secondo le pubblicità che promuovono i depuratori per l'alcalinizzazione dell'acqua, questa tecnologia "all'avanguardia" sarebbe in grado di apportare diversi benefici all'organismo, come la prevenzione dell'ipertensione, degli infarti, degli ictus e del diabete. I venditori sostengono che l'acqua alcalina ionizzata si ottiene attraverso un processo di elettrolisi: sottoponendo l'acqua a una corrente elettrica specifica, gli apparecchi dedicati separano il liquido in una componente alcalina (o basica) e uno scarto più acido.

In verità, questo trattamento non giova in alcun modo alla salute, e infatti tra il 2014 e il 2016 l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm) ha sanzionato alcune aziende per pratica commerciale scorretta perché, tra le varie false promesse, attribuivano all’acqua alcalina la possibilità di prevenire e curare vari disturbi, fino addirittura a frenare l’invecchiamento.

Inoltre, alcune aziende vantavano anche accreditamenti non veritieri presso autorità sanitarie ed enti di ricerca. Nonostante sia una bufala nota da molti anni, si trovano ancora in rete molti contenuti che magnificano gli effetti miracolosi di diete alcaline o del consumo dell’acqua alcalina sul nostro organismo. Ma non bisogna abboccare, spendendo soldi inutilmente: l’idea che si possa influenzare il pH dell’organismo mangiando o bevendo cibi alcalini è un’assurdità.

Anche se si ingerisse un’acqua particolarmente alcalina, nel momento in cui questa entra in contatto con il nostro stomaco, la sua basicità verrebbe neutralizzata dall’acidità dei succhi gastrici, perdendo i suoi decantati benefici. Inoltre, la basicità o l’acidità dell’acqua non possono influenzare davvero il pH dell’intero organismo. Insomma, l'intero ragionamento cade perché non esistono basi scientifiche a sostegno delle doti salutistiche dell’acqua alcalina.

I dieci siti di rivenditori di depuratori per ottenere acqua alcalina che Altroconsumo ha analizzato sono esemplificativi di un fenomeno più diffuso sul quale l’Organizzazione ha chiesto alle autorità di intervenire. Ad Agcm e a Iap (l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria) sono state segnalate le violazioni di diversi articoli del Codice del Consumo, nello specifico le pratiche scorrette dei produttori allo scopo di condizionare le scelte di acquisto dei consumatori, mediante la diffusione di informazioni ingannevoli sui vantaggi per la salute connessi all’uso del depuratore d’acqua. Chi promuove apparecchi per trattare l’acqua destinata al consumo umano è tenuto a rispettare regole precise, tra queste il fatto che su tutto il materiale informativo pubblicizzato le prestazioni vadano riferite ad autorevoli standard internazionali, come le linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Sono vietate le autodichiarazioni vaghe e non supportate da dati oggettivi, come quelle che Altroconsumo ha trovato online, inoltre devono essere specificati i parametri su cui agisce il dispositivo, senza creare diffidenza e paura per l’acqua non trattata.

Inoltre, i dispositivi per il trattamento dell'acqua sono spesso promossi con comunicazioni ingannevoli che sfruttano tecnicismi e affermazioni che non hanno alcuna base scientifica per attribuire loro proprietà miracolose, facendo leva sulla paura della contaminazione e incentivando acquisti con promesse di benefici per la salute non dimostrabili.

13 Dicembre
Autore
Chiara Dicoben

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