Amadeus vs Rai diventa una questione di Stato
Tra le varie polemiche insorge il Codacons: 'assurde indiscrezioni su divorzio Amadeus-azienda, faremo istanza a tv di Stato'
Sul divorzio tra Amadeus e la Rai intervengono Codacons e Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi, che annunciano una istanza d’accesso alla tv di Stato "per capire i reali motivi del divorzio. Da giorni si leggono indiscrezioni circa possibili richieste di benefici personali per se e per i suoi familiari poste dal conduttore come condizione essenziale per rinnovare il contratto con la Rai – spiegano Codacons e Assourt – Richieste oggi smentite da Amadeus, e talmente assurde che non crediamo possano essere reali".
Per conoscere "i veri motivi delle rottura tra le due parti presenteremo una istanza d’accesso alla Rai chiedendo gli atti relativi al contratto tra Amadeus e la rete e le richieste fatte dal conduttore all’azienda", proseguono le due associazioni. "Di certo l’addio del conduttore potrebbe rappresentare un danno sul fronte erariale, considerando sia gli incassi pubblicitari garantiti da Amadeus, sia la possibile perdita del programma 'I Soliti Ignoti', format che appartiene alla Rai già da prima della conduzione di Amadeus, aspetti su cui farebbe bene a pronunciarsi la Corte dei Conti", concludono le due associazioni.
"Torna a bordo, cazzo! Oggi Amadeus abbandona il servizio pubblico Rai che lo ha fatto diventare una star, per un contratto con la Warner Bros. E la Rai non se la passa bene… Ieri Roberto Mancini ha lasciato la Nazionale Italiana che lo ha reso famoso nel mondo, per un contratto da CT con l’Arabia Saudita. E la Nazionale stava perdendo dappertutto… Non li rimpiangeremo, però… ecchecazzo!". Lo scrive Gianni Alemanno sul suo profilo facebook.
“Dopo la dichiarazione con la quale Amadeus ha pubblicamente annunciato l’interruzione della sua collaborazione con la Rai, gli rivolgiamo un sincero saluto e concordiamo sulle parole che ha voluto riservare all’Azienda, alla sua dirigenza e, soprattutto, ai lavoratori del Servizio Pubblico, ringraziandolo per i percorsi condivisi, tra grandissimi successi, in questi anni”. Così l’amministratore delegato Rai Roberto Sergio e il direttore generale Giampaolo Rossi commentano il video con cui Amadeus ha ufficializzato la scelta di lasciare la Rai.
“Lo ringraziamo anche – aggiungono Sergio e Rossi – per aver dato atto alla Rai di tutti gli sforzi compiuti per farlo continuare a essere della squadra Rai e ci sentiamo in dovere di concordare con lui nello stigmatizzare le molte, incredibili, fake news circolate nei giorni scorsi che hanno cercato di minare il rapporto di Amadeus con il Servizio Pubblico da sempre contraddistinto da correttezza e professionalità”.
Il fatto che Amadeus abbia lasciato la Rai è "un grave errore" di viale Mazzini, "una grande perdita. Spero che abbiano in testa con cosa sostituirlo, ma vedo poche possibilità per adesso". Parola di Giovanni Minoli che, parlando con l'AdnKronos, commenta l'addio del conduttore al Servizio Pubblico. "Avevamo una coppia meravigliosa in più di amici, Amadeus e Fiorello, bastava affidare a loro tutto l'intrattenimento e dargli il compito di allevare intorno a loro delle nuove generazioni", afferma.
Il giornalista, più in generale, stigmatizza il "modello organizzativo" della Rai evidenziando che "un'azienda per essere solida deve dare certezze di prospettive, di futuro e di progetto che quest'anno non ci sono state", osserva Minoli, che aggiunge: "Non ricordo neanche un programma, di quelli pensati quest'anno, che abbia avuto successo. Hanno successo le trasmissioni che c'erano già. Non solo 'L'Eredità', ma anche 'Linea Verde', 'Linea Bianca', 'Linea blu', oltre che 'Chi l'ha visto'. Questo rende ancora più incerti gli artisti che devono scegliere. E' una questione di sicurezza del progetto. Spero che chi arriverà ai vertici della Rai abbia in testa un progetto solido e strategico, chiaro e appassionante. Penso addirittura che bisognerebbe" modificare la legge sulla Governance, "portando da tre a cinque gli anni di gestione dell'amministratore delegato e del Cda". Un mandato più lungo per "avere idee, realizzarle ed essere giudicati. Questo per riuscire a dare certezza di orizzonti strategici, perché l'incertezza fa fuggire, come succede in continuazione dappertutto", conclude Minoli.
Commenti