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Quelle 20mila morti per annegamenti all'anno

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Oms Europa lancia un dato sconfortante sul numero di migranti che muore in mare alla ricerca di una vita migliore

"A livello mondiale, l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) stima che almeno 236mila persone muoiano ogni anno per annegamento. Dico 'almeno' poiché questi numeri rappresentano l'annegamento involontario. In base alla natura della classificazione, non sono inclusi eventi di annegamento legati al trasporto su acqua, disastri ambientali, atti di autolesionismo o aggressioni. Questo in realtà sottostima il peso globale dell'annegamento di una percentuale tra il 30 e il 50%. Nella regione europea dell'Oms, il fenomeno degli annegamenti uccide circa 20mila persone ogni anno. Può sembrare una piccola frazione del carico globale totale, ma è ancora la seconda causa di morte per i bambini di età compresa tra 5 e 14 anni". E' il monito di Hans Kluge, direttore regionale dell'Oms Europa che avverte: "Queste morti sono del tutto prevenibili".

Il tema viene affrontato alla vigilia della Giornata mondiale della prevenzione dell'annegamento, dichiarata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con un'attenzione particolare alla prevenzione. "L'annegamento - osserva Kluge in una nota - è anche una questione cruciale di equità, con una variazione di 20 volte nei tassi di mortalità nei 53 paesi della regione europea, con i Paesi a est generalmente caratterizzati da tassi più alti".

"La maggior parte di noi raramente, se non mai, pensa all'annegamento come a un pericolo per la salute pubblica con un impatto significativo - ragiona Kluge - Ma episodi come il recente ribaltamento nelle acque tra la Grecia e l'Italia del piccolo peschereccio Adriana, in cui erano stipate centinaia di persone in cerca di una nuova vita in Europa, cambiano le prospettive. In quell'unica catastrofe più di 600 persone sono annegate insieme; la maggior parte dei corpi non sarà mai recuperata. Molto più comunemente, però, uomini, donne e bambini annegano nel silenzio e da soli in una serie di situazioni. Ad esempio, saltare senza sorveglianza in una piscina di un cortile non recintata, restare intrappolati in una corrente di ritorno, fare vela" o altre attività "senza la protezione di un giubbotto di salvataggio, cadere in acqua mentre si torna a casa da soli. Le varianti sono infinite".

"Anche l'epidemiologia degli annegamenti nella regione europea dell'Oms è notevolmente diversa dal resto del mondo - continua l'analisi di Kluge - La mortalità per annegamento nei maschi di età compresa tra 30 e 49 anni è la più alta di tutte e sei le regioni dell'Oms. Ciò riflette il fatto che l'annegamento è più associato alla ricreazione acquatica piuttosto che alla sopravvivenza. Oltre ai decessi segnalati, che sono solo la punta dell'iceberg, l'annegamento causa anche un ampio spettro di lesioni non mortali con impatti significativi sulla salute, che vanno dalla compromissione respiratoria dovuta all'inalazione di acqua alle lesioni cerebrali ipossiche con conseguenze per tutta la vita".

L'Europa ha anche "il più alto consumo di alcol pro capite di qualsiasi regione dell'Oms. E l'alcol è causalmente associato al 26% di tutti i decessi per annegamento nella regione europea". Non da ultimo, continua Kluge, "abbiamo la crisi migratoria e i suoi collegamenti con l'annegamento. Secondo il Missing Migrants Project dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), circa 34mila persone sono annegate nel corso della migrazione da quando è iniziata la raccolta dei dati nel 2014". Ciò rappresenta il 60% di tutti i decessi associati alla migrazione registrati e "di questi, quasi quattro su cinque - il 76% - si sono verificati nel Mediterraneo e nel Canale della Manica, entrambi all'interno della regione europea dell'Oms".

Per Kluge ci sono però anche segnali che indicano che la questione dell'annegamento viene posta in modo più prominente nelle agende della salute e della sicurezza. "Nel maggio 2023 la World Health Assembly ha adottato una risoluzione storica sulla prevenzione dell'annegamento, sostenuta da 72 paesi, inclusi 42 della regione europea". E mentre le raccomandazioni e le linee guida basate sull'evidenza dell'Oms per la prevenzione dell'annegamento, pubblicate nel 2014, "l'anno prossimo - informa Kluge - l'Oms pubblicherà il Global Status Report on Drowning Prevention che per la prima volta documenterà l'onere dell'annegamento in tutti gli Stati membri e documenterà gli sforzi nazionali di prevenzione e risposta. Guidata da queste nuove informazioni, l'Oms offrirà politiche e opzioni pratiche per aiutare i Paesi a fare ancora di più". Obiettivo: rendere costante l'attenzione a questo fenomeno, non solo quando "l'ultima tragedia di massa cattura i titoli troppo brevemente".

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Pasquale Lattarulo

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