L'Europa nella morsa di crescita e di inflazione
L'analisi della Bce si divide tra le possibilità di una lenta ripresa e una costante inflazione nell'euro zona
Il Consiglio direttivo della Bce "ritiene che le prospettive per la crescita economica e l’inflazione restino estremamente incerte. Fra i rischi al ribasso per la crescita vi sono la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e l’incremento delle tensioni geopolitiche su più ampia scala, rischi che potrebbero frammentare il commercio internazionale e quindi gravare sull’economia dell’area dell’euro". E' lo scenario tratteggiato dalla Bce nella valutazione dei rischi.
"Inoltre, l’espansione economica potrebbe risultare più lenta se - sottolinea la banca centrale - gli effetti della politica monetaria fossero più forti del previsto. Le rinnovate tensioni nei mercati finanziari potrebbero determinare condizioni di finanziamento persino più restrittive di quanto anticipato e incrinare la fiducia. Inoltre, una crescita più debole a livello mondiale potrebbe frenare ulteriormente l’attività economica dell’area dell’euro. Tuttavia, l’espansione economica potrebbe rivelarsi maggiore del previsto qualora il vigore del mercato del lavoro e il venir meno dell’incertezza si riflettessero in una maggiore fiducia di famiglie e imprese e in maggiori consumi".
L’incremento dei tassi rispecchia la valutazione aggiornata, da parte del Consiglio direttivo, delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. In base alle proiezioni macroeconomiche formulate a giugno 2023 dagli esperti dell’Eurosistema per l’area dell’euro ci si attende che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4 per cento nel 2023, al 3,0 per cento nel 2024 e al 2,2 per cento nel 2025. Gli indicatori delle pressioni di fondo sui prezzi rimangono elevati, sebbene alcuni di essi mostrino timidi segnali di attenuazione. Gli esperti hanno rivisto al rialzo le proiezioni per l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, in particolare per quest’anno e il prossimo, in ragione dei passati inattesi aumenti e delle implicazioni del vigoroso mercato del lavoro per il ritmo della disinflazione. Nel 2023 si collocherebbe quindi al 5,1 per cento, per poi ridursi al 3,0 per cento nel 2024 e al 2,3 per cento nel 2025. Gli esperti hanno rivisto lievemente al ribasso le proiezioni per la crescita economica per quest’anno e il prossimo, indicando ora una variazione percentuale sul periodo corrispondente dello 0,9 per cento nel 2023, dell’1,5 per cento nel 2024 e dell’1,6 per cento nel 2025.
Al tempo stesso, i passati incrementi dei tassi di interesse decisi dal Consiglio direttivo si stanno trasmettendo con forza alle condizioni di finanziamento e stanno gradualmente influenzando tutta l’economia. I costi di indebitamento sono aumentati bruscamente e la crescita dei prestiti rallenta. Le condizioni di finanziamento più restrittive sono una ragione fondamentale per cui l’inflazione dovrebbe ridiscendere ulteriormente verso l’obiettivo, in ragione dell’azione frenante che, secondo le attese, dovrebbero esercitare in misura crescente sulla domanda.
Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse continueranno a essere basate sulla valutazione del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione ritorni sul suo obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria.