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Gioconda Belli: "Tornerò in Nicaragua, intanto scrivo un romanzo"

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A La Semana Negra di Gijón arriva la scrittrice nicaraguense che parla de 'Nel paese delle donne', del prossimo romanzo e della situazione del suo paese

Forse non lo immaginava quando scrisse ‘Nel paese delle donne’ che presto l’emancipazione femminile avrebbe conteso passo dopo passo, respiro dopo respiro, il potere agli uomini. Si sa, del resto, gli scrittori sono semplici visionari che spesso ci azzeccano. Non perchè abbiano qualità profetiche, ma semplicemente perchè osservano, interrogano e, soprattutto, ascoltano. Con le orecchie e col cuore. E quando sono scrittrici la sensibilità è più acuta, penetrante, potente. 
Certo, quando Gioconda Belli, straordinaria guest star a La Semana Negra di Gijón, aveva scritto il romanzo in cui nel paese immaginario di Faguas le donne rovesciano il potere degli uomini grazie alla complicità del vulcano Mitre che rende gli uomini privi di testosterone mai avrebbe immaginato (forse) il mondo di oggi. Certo, all’epoca quando nella sua narrazione introdusse il Partito femminista della sinistra erotica che voleva contrastare lo strapotere arrogante e misogino degli uomini lei stessa aveva vissuto in prima persona l’esaltante stagione che portò al governo del suo Nicaragua la presidentessa Violeta Chamorro (dal 1990 al 1997), prima donna a essere eletta in America Latina senza essere stata prima moglie di un presidente. 

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Ci sono ampie sfumature di rosa, quindi, al festival per eccellenza che celebra il nero. Lo ammette lei stessa, non lo dice apertamente per galanteria, ma sembra quasi una forzatura invitare Gioconda Belli, la sua poesia, i suoi temi, il suo romanticismo, in una festa della letteratura noir, invece no, questo è un romanzo distopico che tratta temi sociali, mai sopiti, sempre attuali, si batte contro le ingiustizie e le dittature, aprendo anche ad alcuni elementi fondanti del nero, come il mistero. “E poi ci tengo a sottolineare che ‘Nel paese delle donne’ non è un romanzo femminista. Io amo gli uomini” sorride. Come a dire: le lotte si fanno insieme, non sono lotte di genere, sono battaglie sui diritti. Non c’è distinguo. 
Oggi, il mondo è cambiato, sia dagli anni ‘90 che dal 2011, anno di uscita del romanzo. Le donne, grazie alla progressiva affermazione dell’empowerment occupano stabilmente le leve del potere anche se molto è ancora da fare per stipendi e diritti lavorativi e familiari. Certo, di lotte, bocconi amari e rivalse ne sono trascorsi dai tempi di Vigdís Finnbogadóttir, presidente dell'Islanda, che nel 1980 è stata la prima donna al mondo a essere eletta democraticamente come presidente. Sbirciando qua e là nei palazzi presidenziali del mondo di donne al potere ce ne sono e molte. Brave e capaci, perché se occupano spazi di potere hanno qualità e meriti. Un esempio? La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, in sella dal 2019. Un altro, restando ancorati dalle parti del cielo stellato d’Europa è la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, che compone un bel trio assieme a Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea. Islanda, Estonia, Italia, Finlandia, Danimarca, Georgia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Grecia, Ungheria, Tunisia, Slovacchia, Moldavia, e mi fermo qui, contando presidenti e premier donne. Insomma, ‘Nel paese delle donne’ ha mietuto proseliti, ispirato probabilmente anche dall’altro grande successo scritto da Gioconda Belli, ‘La donna abitata’ (1988), di sicuro molto più autobiografico rispetto a quelle donne al potere di ‘Nel paese delle donne’ con presidentessa la giornalista ‘quarantenne seducente’ Viviana Sansón. Gioconda Belli si presenta sempre fresca ed elegante, sorridente e disponibile col pubblico, non si sottrae a nessun confronto, aperta ed empatica, è stata baciata dalla fortuna, appartenendo alla borghesia nicaraguense, grazie a un nonno piemontese che partecipò come agrimensore alla realizzazione del Canale di Panama, ma se la formazione culturale e universitaria è stata facilitata frequentando le migliori scuole spagnole e statunitensi, Gioconda Belli mai ha abbandonato il suo Nicaragua, ha militato nelle fila dei sandinisti che si opponevano al dittatore Somoza, è stata esiliata da questo, fino a tornare a lottare per far ottenere al suo Paese l’indipendenza, occupando diverse cariche governative fino all’abbandono per divergenze politiche. Siamo nel 1994, quindi in pieno governo Chamorro, “ho vissuto l’illusione e la speranza di contribuire al programma originario di Sandino” racconta sul palco. Ma non va oltre, sembra un capitolo chiuso la politica, è qui per parlare di narrativa, di evasione romanzesca, della sua poesia, non di fantapolitica o politica reale. 
Certo, oggi non è sereno il rapporto tra Gioconda Belli e il suo governo, anche perché entra in forte attrito con l’ex capo rivoluzionario del movimento sandinista, quel Daniel Ortega che oggi è più autocrate che presidente del Nicaragua, tant’è che governa ininterrottamente dal 2007, la moglie, Rosario Murillo, è vicepresidente dal 2017, il figlio detiene buone fette di partecipazioni in aziende statali e strategiche, gli oppositori sono stati tutti incarcerati e il diritto di manifestare dissenso è stato di fatto annullato. 

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Gioconda, può cambiare la situazione in Nicaragua?
“Non a breve, la situazione è molto critica. È chiaro che ci vorrà molto tempo, anche perchè l’opposizione è ancora inesistente. Ora però gli oppositori del governo sono tornati liberi e lentamente potranno tornare a organizzarsi”. 
Lei sosterrà questa ripresa del processo democratico nel suo Paese?
“Sì. Sarò al loro fianco”. 
Quest’anno il presidente Ortega, dato il suo aperto contrasto con la politica nazionale, le ha fatto togliere da un tribunale la cittadinanza nicaraguense. Ora dovrà scegliere tra quella italiana e statunitense. Per quale opta?
“Non c’è dubbio: quella italiana” (e ride). 
Quando vedremo il nuovo romanzo di Gioconda Belli in libreria?
“Ho terminato la stesura una settimana fa. Dove è ambientato? Per metà in Spagna e per metà in Nicaragua”. 
In attesa del nuovo romanzo griffato Gioconda Belli, di donne al potere, di lotta all’autocrazia, di romanticismo graffiante, ci (ri)tuffiamo nel sempre attuale ‘Nel paese delle donne’. 

1 anno fa
Foto: Pedro Timón
Autore
Gian Luca Campagna

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