Berlioz, un uomo nuovo nella fabbrica del crimine
Il percorso di un pericoloso criminale che in carcere si ravvede e si riabilita. Fino a diventare uno scrittore
Riabilitato. O, se preferite, ravveduto. Comunque con una nuova coscienza. Un secondo tempo, direbbero gli sportivi, diverso dal primo. Completamente. Agli antipodi.
Anima nera. E anima bianca. Federico Berlioz oggi è un uomo nuovo, non è più quell’uomo che ha spadroneggiato con la violenza durante gli anni ’80 e ’90 nel territorio di Latina. Ha scontato la sua pena. Si dice ‘ha pagato il suo debito con la giustizia’. Ma quando si paga il debito con la giustizia e con i familiari che hanno subito una tragedia? Forse quando la propria coscienza non ti abbandona più e ricorda ogni attimo quell’altra vita?
Oggi Federico Berlioz è un altro uomo. Oggi Federico Berlioz è anche uno scrittore, tant’è che presenterà il suo ultimo romanzo ‘La fabbrica del crimine’ venerdì 21 ottobre ore 17.30 presso il locale Sugo in via San Carlo da Sezze a Latina all’interno del calendario di eventi think tank chiamato, non a caso, ‘Guerra e pace’, organizzato dall’associazione Anagtia e patrocinato dalla Regione Lazio.
L’incontro vedrà la partecipazione dell’autore, dell’avvocato penalista Pasquale Cardillo Cupo, il giornalista Bernardo Bassoli, lo scrittore ed editore Alessandro Vizzino, coordinati da Michele De Luca, scrittore, e Gian Luca Campagna, giornalista e scrittore. L’ingresso è libero.
Oggi, ovviamente, Federico Berlioz è lontano dai contesti criminali, impegnato in attività di volontariato, impiegato presso una cooperativa sociale. Berlioz è un uomo riabilitato, un uomo che rappresenta il successo della giustizia, impegnata a punire ma anche a rendere migliori attraverso un percorso di riabilitazione. Dopo oltre 24 anni di carcere, compresi alcuni differimenti della pena, Federico Berlioz è libero così come ha disposto il Tribunale di Sorveglianza di Firenze. I giudici scrivono che Berlioz ha dimostrato negli anni di detenzione “una coerenza e una costante presa di distanza da ambienti e dinamiche delinquenziali, mantenendo comportamenti concretamente funzionali al reinserimento sociale secondo canoni di civile convivenza”. Ammesso al regime di semiliberta? nel gennaio 2011, Berlioz è stato detenuto in esecuzione di un provvedimento per cumulo di pene che ha riunito diverse condanne per reati commessi dal 1991 al 1995, riportando la pena dell’ergastolo emessa dalla Corte d’Assise di Appello di Roma. I magistrati del Tribunale di Firenze affermano che durante gli anni di detenzione Berlioz “ha mantenuto un comportamento regolare sotto ogni punto di? vista intrattenendo corrette relazioni interpersonali, come attestano le ripetute concessioni di liberazione anticipata. Ha dimostrato di saper trarre profitto dalle varie opportunità che gli sono state offerte nel corso della detenzione“. Poi, dal gennaio 2016 e? stato ammesso al lavoro all’esterno, dimostrandosi particolarmente attivo nel mondo del volontariato, presso la Croce Verde.
L’uomo nuovo Berlioz ha così cominciato a scrivere, forse per una sorta di catarsi (forse ben lontana dalla volontà narrativa di un altro concittadino illustre, Cesare Battisti, diventato una star in Francia), poi man mano i suoi sfoghi sono diventati racconti e poi romanzi. Facile immaginare le ambientazioni delle sue storie, con criminali, forze dell’ordine, istituzioni concatenate tra di loro: spesso la location è il carcere, un territorio ostile, crudele e violento, una sorta di territorio di caccia, dove non c’è nessuno su cui contare, con l’imperativo di sopravvivere, per non diventare una preda. Un mondo alieno privo di ogni minimo sentimento. Ma i protagonisti nei suoi romanzi sono anche i commissari, vessati da colleghi pronti a incastrarlo per ragion di Stato, perché magari hanno scoperto traffici illeciti di pezzi fondamentali delle istituzioni. E cosa dire dei suoi ragazzi di Porto Azzurro? Per loro ammazzare è come bere un caffè, è la cosa più naturale del mondo. Bere un caffè o uccidere un uomo è qualcosa che gli viene naturale.
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