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Gli Usa divisi tra università e Biden

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Il presidente non tollera antisemiti negli atenei ma intanto monta la protesta contro Israele

Continua a crescere il numero degli arrestati durante le proteste contro la guerra a Gaza che ormai si sono sviluppate, con accampamenti ed occupazioni, in almeno 60 campus americani. Secondo il conteggio di Nbcnews, sono almeno 2138 le persone arrestate dall'inizio delle proteste, a metà aprile, alla Columbia di New York.

L'associazione dei docenti della Columbia University ha presentato una mozione per votare la sfiducia alla presidente Minouche Shafik, criticando le azioni con cui ha risposto alle proteste pro Gaza nell'ateneo che "sono culminate con l'orribile attacco della polizia contro i nostri studenti, una vergogna che tutto il mondo ha potuto vedere".

Nel documento presentato dalla sezione della Columbia dell'American Association of University Professors si afferma che "un voto di sfiducia è l'unico modo per ricostruire la nostra devastata comunità e ristabilire i valori base dell'Università, di libertà di espressione, diritto di riunirsi pacificamente e gestione condivisa".

"Abbiamo tutti visto immagini che mettono alla prova due principi fondamentali americani", ha detto ancora il presidente riferendosi alle immagini degli sgombri nelle università occupate. "Il primo è il diritto alla libertà di espressione e di riunirsi pacificamente per far sentire la propria voce, il secondo è il rispetto della legge, entrambi devono essere mantenuti", ha detto Biden che finora non era formalmente intervenuto sulle proteste contro la guerra a Gaza, che rischiano di creargli gravi problemi con il voto degli elettori più giovani, che è stato cruciale per la sua vittoria nel 2020.

Si era limitato, lo scorso 22 aprile, a condannare quelle che definiva 'proteste antisemite" ma anche "chi non capisce quello che stanno sopportando i palestinesi". "Noi spesso ci troviamo a fronteggiare momenti del genere, perché siamo una grande, diversa nazione che ama la libertà di pensiero e la libertà", ha detto ancora, affermando che questo non è il momento di fare "giochi politici, ma è il momento della chiarezza". "E' fondamentalmente una questione di giustizia", ha concluso, ribadendo di difendere il diritto di protestare ma non quello di provocare caos.

3 Maggio
Autore
Claudio Mascagni

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