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I libri? Un grande viaggio. A volte con una destinazione reale

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Esistono diverse città che si chiamano booktown. Macchiagodena merita una visita

chiedendomi se non avessi il terrore di restare solo. “No, guardate quanti amici che ho attorno a me” risposi. E gli indicai le pareti della sala, tappezzate e occupate dai libri impilati e ordinati.

Vivere in mezzo ai libri è sempre stata una mia prerogativa, un mio personalissimo mood, perché sin da ragazzo ho fatto mia quella frase di Tiziano Terzani che ti apre un mondo: ‘Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio’. Così, ho scoperto presto che i libri mi portavano in un altrove che non immaginavo, mi hanno sempre aiutato a oltrepassare le colonne d’Ercole, fisiche e mentali, nel tempo mi raccontavano di sentimenti, emozioni ed esperienze che io stesso avevo vissuto, vivevo e avrei vissuto.
Proprio un anno fa l’amico Stefano Paparcone, amante come me delle stravaganze e delle non omologazioni del mondo, girovagando negli angoli più suggestivi della Norvegia mi ha inviato foto, mode e coordinate di Mundal, un villaggio di 280 abitanti, nel comune di Sogndal, che si adagia alla fine del fiordo Fjærlandsfjorden, nel nord del Paese, in aperta campagna agricola. Qui, in ogni stalla, ogni caffè, ogni ristorante, ogni negozio, su ogni scaffale che sorge in mezzo a una natura incontaminata ci sono libri, che puoi prendere lasciando tre corone, l’equivalente di una bottiglietta d’acqua, sostituendo quell’odioso sistema che ha preso piede in Italia, il bookcrossing, un modo autoindulgente per non destinare direttamente i libri nella monnezza.
Ieri, invece, l’amica Rosetta Cazzoli mi ha lanciato uno spunto su un borgo un poco più vicino. Si chiama Macchiagodena, immersa nella provincia di Isernia, in quel Molise che non esiste, dove per sopravvivere alla contemporaneità e a se stessi le 1.600 anime che lo popolano da anni hanno trasformato la cittadina in un libro, con panchine, biblioteche, incontri, dove lo strumento della parola e delle storie possono e devono contrastare la barbarie. È il 2021 e il sindaco Felice Ciccone lancia un’idea contro lo spopolamento: “venite qui, portate un libro e noi vi ospiteremo per qualche giorno”. Una provocazione che aveva come titolo ‘Genius loci, portami un libro e ti regalo l’anima’. Bello, eh.
Non è la prima volta che ci imbattiamo in un mondo romantico che tenta di resistere alla sfrenata velocità e ‘al logorio della vita moderna’ (cit.). La norvegese Mundal e la molisana Macchiagodena appartengono alle “città libro”, ideate da Richard Booth negli anni Sessanta, che trasferendosi nella gallese Oxford ad Hay-on Wye, trasformò questa città di 1.500 abitanti in un’unica grande biblioteca connessa, richiamando turisti bibliofili da ogni parte del mondo con festival, incontri e spettacoli.
In Italia esiste un’altra ‘book town’: Montereggio, civettuolo paesino di 45 abitanti della Lunigiana in provincia di Massa-Carrara, che ha scommesso tutto sulla voglia di leggere e vivere le vite degli altri. C’è poco da riflettersi su: i libri sono dei viaggi dove l’autore ti scorrazza su un sidecar a 300 chilometri orari senza casco e senza cintura e soprattutto senza svelarti la meta. Forse una passeggiata a Macchiagodena è un buon inizio per tornare a riflettere.

22 Giugno
Autore
Gian Luca Campagna

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