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Così com'è il Piano Borghi non va bene

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La lamentela di Confartigianato: "Per ottimizzare il Pnrr è necessario puntare su aree vaste e coinvolgere Pmi

''Si può fare di meglio per rivitalizzare il sistema dei piccoli centri nei territori italiani. Il ‘Piano Nazionale Borghi’ previsto dal Pnrr, soprattutto nella misura dei Borghi-pilota, non coglie l’importanza delle aree vaste come necessario fulcro dei progetti di riqualificazione''. E’ il giudizio di Confartigianato secondo la quale ''nel Pnrr il coinvolgimento degli artigiani e delle micro e piccole imprese, dell’’imprenditoria diffusa’, che rappresentano il 99,3% del tessuto produttivo dei territori italiani e sono caposaldi delle comunità locali, è fondamentale per centrare l’obiettivo di rigenerazione sociale e culturale che passa anche certamente dalla presenza di un tessuto produttivo e di servizi vivo''.

''Il Piano Borghi va pertanto migliorato, utilizzando il contributo di proposte degli imprenditori, dei sindaci e di chi vive e lavora nei territori che l’iniziativa del Governo intende rilanciare''. In particolare, Confartigianato ''esprime perplessità sulla scelta di individuare soltanto 21 borghi, in base a criteri definiti dalle regioni e non omogenei, ai quali attribuire ingenti risorse (ben 20 milioni di euro ciascuno) per progetti ancora poco chiari di riqualificazione e ripopolamento. In questo modo, secondo la Confederazione, oltre al rischio di esporre questi centri a dinamiche speculative, non si riconosce il sistema di interdipendenze tra piccoli paesi vicini che ha storicamente caratterizzato l’identità culturale, sociale ed economica dei nostri territori. Il rischio è quello di allontanare ancora di più le micro località destinatarie del Piano Borghi, che spesso sono addirittura frazioni di paesi, dai territori vicini e circostanti, indebolendo ulteriormente i legami di comunità che connotano aree più vaste''.

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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