Vade retro le croci dalle montagne. E da ospedali e farmacie
Via le croci dalle vette. Ma anche da qualsiasi luogo che possa offendere la sensibilità di chi non è cristiano
Via le croci dalle vette. Ma anche da qualsiasi luogo che possa offendere la sensibilità di chi non è cristiano. Insomma, stavolta il Cai ha cercato il suo quarto d’ora di celebrità, considerate le scuse immediate dopo la riflessione domenicale da parte del direttore della testata ufficiale, Lo Scarpone. Al di là di una serie di reazioni da parte del mondo della politica (anche se ho letto solo dichiarazioni di matrice di centrodestra), le croci restano un simbolo di civiltà più che di religione in senso stretto, una sorta di mausoleo sbrigativo che troviamo sulle montagne per ricordare i morti della Grande Guerra, il raggiungimento di una cima da parte degli escursionisti, una sorta di punto di riferimento comune, così come ad esempio in Galizia, dove sugli scogli della Costa della Morte schiaffeggiati dal mare impetuoso trovi le croci a ricordare la morte dei pescatori, ricordo sì ma anche monito. Insomma, via le croci che disturbano. E pensare che quando gli immigrati –che spesso non sono cristiani- scorgono nelle acque agitate del Mediterraneo le motovedette della Guardia Costiera riconoscono la salvezza proprio per via di quella croce –ma non è una croce, cristianamente spiegando- che sta sulla prua, utile per legare cima e ancora. Comunque, la croce è simbolo di pace, serenità, speranza. E se non siete d’accordo, cominciamo subito una petizione per far togliere il simbolo della croce anche da farmacie e ospedali. Amen.
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