In nome del suicidio assistito
Marco Cappato: 'così ho aiutato Elena, lo denuncio assieme a un Parlamento assente '
Un’autodenuncia per dire di essere pronto a farlo ancora, per ricordare che poteva intervenire il Parlamento e che per una persona che ce la fa altre cento non possono. Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha scelto stamane la caserma vicino al Duomo di Milano per denunciare di aver accompagnato in Svizzera a morire Elena, una signora di 69 anni malata terminale. L’aveva già fatto con Dj Fabo. "Alle forze dell'ordine -dice fuori dalla caserma- ho raccontato le azioni concrete che mi hanno permesso di aiutare Elena. Lunedì mattina alle sette con la mia auto sono andato nel paese in Veneto di Elena, le ho citofonato, l'ho fatta accomodare in macchina e siamo partiti per Basilea". Una presenza la sua ritenuta utile e necessaria "per interpretare i documenti e le conversazioni col medico e il personale della clinica. Ho cercato di fare sentire Elena meno in esilio".
Certo, secondo Cappato, se le forze politiche si fossero mosse prima Elena avrebbe pututo morire in Italia, non all’estero. "Cinque anni fa in questa stessa caserma dei Carabinieri ero andato a raccontare le modalità dell’aiuto a dj Fabo. Da lì - ha continuato il tesoriere - è iniziato un percorso giudiziario che ha portato alla legalizzazione dell’aiuto al suicidio in Italia, ma solo per un tipo di malati". Dura la denuncia del rappresentante dell'Associazione: "Il Parlamento avrebbe potuto subentrare in questi anni, la Corte Costituzionale lo ha chiesto a più riprese, cinque anni fa non c’è stata nessuna risposta da parte del Parlamento, della politica, dei capi, dei grandi partiti di questo paese".
Ma non solo. Il tesoriere ricorda che ''in queste ultime due legislature non è mai stata discussa nemmeno un minuto la nostra legge di iniziativa popolare presentata 9 anni fa e ora, con lo scioglimento delle camere, è decaduta. Ci è stato impedito dalla Corte Costituzionale presieduta da Giuliano amato di decidere sulla legalizzazione dell'eutanasia''. Cappato invita le forze politiche ''ad ascoltare le parole di Elena. Credo che la vicenda sia così chiara da non dover necessitare da parte nostra una parola in più. Ci sono purtroppo persone che non hanno tutto questo tempo. Voglio ricordare che per una persona che riesce ad andare in Svizzera ce ne sono centinaia che non riescono. Non hanno i soldi, il tempo o le condizioni per farlo. Non ce la fanno a sopportare le 8 ore di viaggio che Elena ha impiegato per raggiungere la clinica di Basilea''.
Per questo motivo nella dichiarazione resa ai carabinieri Cappato ha sottolineato ‘’che se mi sarà chiesto continuerò a dare aiuto a persone come Elena" e si dice pronto ‘’ad affrontare le conseguenze ''sapendo qual è la legge oggi in Italia e quali sono le condizioni. Penso, spero e preferisco - ha continuato il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni - che così come la disobbedienza civile per Dj Fabo ha aperto una strada per migliaia di persone che sono dipendenti dal sostegno vitale, questo gesto dia speranza anche a persone come Elena. Se non lo hanno fatto le aule parlamentari lo facciano le aule di tribunale’’.
Commenti