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Continua il caos intorno a Eitan

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I toni tra le famiglie si placano, ma le parti non arretrano di un centimetro. Il 23 settembre l'udienza in Israele

Non si placano le parole intorno al piccolo Eitan, che proprio in questi giorni sta vivendo il suo secondo incubo. Il bambino, infatti, dopo essere sopravvissuto alla strage del Mottarone perdendo la sua famiglia, è stato rapito dal nonno e portato in Israele.  Ne avevamo parlato su Editoria Responsabile qualche giorno fa

L’ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar si è dichiarato “con il cuore spezzato” per il caso, annunciando la collaborazione delle autorità di Israele con quelle italiane. La polizia israeliana ha interrogato il nonno di Eitan, Shmuel Peleg, il quale si è difeso ribadendo la legalità delle sue azioni. All’inizio si pensava che la polizia lo avesse invitato a restare nella sua abitazione a disposizione delle autorità, ma successivamente i media hanno precisato che Peleg era stato confinato agli arresti domiciliari.

Gli incontri con Eitan

Nella giornata del 15 settembre è stata concessa alla zia in Italia una breve telefonata con il piccolo, della quale Aya non ha voluto rivelare i dettagli. In Israele, il console italiano a Tel Aviv ha avuto modo di avere un contatto con il minore grazie alle collaborazioni tra autorità israeliane e italiane, giudicandolo in buone condizioni di salute. Anche il fratello della zia affidataria, Hagai Biran, ha avuto modo di visitare Eitan a casa del nonno, con la presenza di quest’ultimo. Riguardo questo incontro, i legali del nonno parlano di un incontro in cui gli zii “sono rimasti con Eitan in privato e hanno giocato con lui per poco più di un'ora". Al contrario, i legali della famiglia Biran sottolineano le preoccupazioni con cui hanno terminato l’incontro Hagai Biran e sua moglie. “Era preoccupante notare nel piccolo Eitan chiari segni di istigazione e di lavaggio del cervello” sottolineano gli avvocati.

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L'udienza

Nel frattempo, la zia affidataria di Eitan è volata in Israele in vista dell’udienza che era stata fissata per il 29 settembre, poi anticipata al 23. Gli avvocati della zia di Eitan hanno affermato che la donna è andata in Israele anche per cercare un contatto ravvicinato con il nipote, e che sperano di riportarlo in Italia prima dell’udienza.

Con l’anticipo dell’udienza al 23, la zia Aya Biran probabilmente non potrà presenziare al processo per via della quarantena obbligatoria di 14 giorni all’arrivo in Israele. Tuttavia, alcune fonti informano che la donna chiederà un’esenzione straordinaria al Ministero della Salute.

Ad AdnKronos ha parlato l’avvocato Sara Carsaninga, che rappresenta la famiglia del nonno materno nel processo. La legale ha auspicato il fatto che le due famiglie possano trovare un accordo. Se così non fosse, ci sarebbe “Il rischio di una collocazione extrafamigliare, in una casa famiglia o presso i servizi sociali o un soggetto terzo in attesa di verificare le ragioni delle parti”. Carsaninga ha sottolineato come su Eitan non possa essere posta un’etichetta: “Le sue famiglie sono israeliane ed è cresciuto anche nella cultura italiana. Perché dividerlo? Perché definirlo solo italiano o solo israeliano?'' ha concluso. 

Toni che si sono dunque placati tra le due famiglie, che in ogni caso non arretrano di un centimetro. Resterà da vedere l’esito del processo, mentre la nonna materna del piccolo afferma che ''Ci stiamo preparando ad adottare tutti i mezzi necessari perché Eitan resti in Israele'', raffreddando la pista di un accordo tra le famiglie.

3 anni fa
Autore
Emanuele Di Casola

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