Il Covid c'è e corre ma è meno letale
Gli effetti sono meno pesanti perché tiene il vaccino ma ci vuole cautela: i commenti di Pregliasco e Cartabellotta
Inutile fare finta di niente. I casi di Covid19 con le nuove ondate dovute alle variazioni del virus ci sono ma è anche vero che gli effetti sono meno pesanti. Certo, restano dall'inizio della pandemia 157mila morti e 13 milioni di casi, con i numeri di contagi che si alzano negli ultimi giorni in maniera esponenziale.
"Siamo di fronte a una nuova ondata, ma con effetti un po' meno 'pesanti' sia perché il virus è un terzo meno cattivo dal punto di vista della patogenicità, sia perché abbiamo una quota notevole di vaccinati e di guariti, quindi protetti, seppure non completamente, verso la variante" Omicron. Così il virologo dell'università Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, che fa notare come "in questa fase cominciano a vedersi, anche con minore proporzionalità rispetto a prima, ricoveri e situazioni pesanti".
"In questa fase, dunque - sostiene - sono necessari progressività ed equilibrio, che hanno contraddistinto l'approccio italiano di mitigazione, cioè di riduzione della velocità in cui il virus si diffonde, grazie a interventi che hanno ridotto la quota di contatti, perché, ricordiamolo - conclude - ogni contatto è a rischio".
"Mi sembra ci sia un calo di attenzione anche da parte delle autorità sanitarie. Una sorta di pausa, anche dal punto di vista mentale, sul tema Covid e sulle vaccinazioni di conseguenza". Lo afferma il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ai microfoni del programma 'L’Italia s’è desta' su Radio Cusano Campus, commentando l'aumento dei casi di Covid-19 in Italia.
"A oggi, infatti - prosegue - le persone vaccinabili sono più di 4 milioni e mezzo, con prima dose, e oltre 2 milioni e 600mila, per quanto riguarda le dosi booster, indispensabile con una variante altamente trasmissibile come Omicron. Tutti questi soggetti sono suscettibili di contagio, in un momento in cui la circolazione virale è aumentata in maniera consistente", ammonisce.
Quanto al rispetto delle regole, Cartabellotta sottolinea: "La convivenza con il virus si fa con piccoli sacrifici di 60 milioni di persone. Se tutti rispettiamo le regole, possiamo vivere questa convivenza. Se si cala l’attenzione, anche Draghi è stato chiaro, si mettono a rischio le riaperture e la normalità verso cui stiamo tornando. Il contributo deve essere sempre di tutti".
"Non si tratta di un’ondata come quella di inizio anno, ma i numeri cominciano a diventare importanti. Nelle grandi regioni del Nord, che contano oltre 20 milioni di abitanti e, quindi, più di un terzo della popolazione italiana, c’è una circolazione del virus che è circa la metà di quelle del Centro-Sud. Se la cosa si ripercuotesse anche sulle regioni del nord i numeri sarebbero molto più pesanti, perché sono le regioni con più abitanti". Così il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ai microfoni del programma 'L’Italia s’è desta' su Radio Cusano Campus, commentando l'aumento dei casi di Covid-19 in Italia.
"Anche con una variante meno grave, quando i casi diventano tanti - prosegue - i numeri si ripercuotono anche sui dati ospedalieri. Due dati interessanti sono relativi agli ingressi in terapia intensiva: sono scesi dalla metà di gennaio fino all’inizio di marzo e ora invece sono stabili. C’è stata una frenata che ci dice che ci sono più persone che vengono colpite da una forma grave della malattia. Altro dato - conclude - è quello relativo ai decessi: anche questa discesa dei numeri si è arrestata".
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