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Tutti sul lettino dello psicologo per colpa del Covid

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Ansia, depressione e disturbi sonno i sintomi prevalenti, più colpite le donne tra 26-45 anni non sposate

Durante la pandemia, quasi il 60% degli psicologi ha rilevato un aumento nel numero di nuovi pazienti, per la maggior parte persone mai infettate dal virus. Questa nuova ondata di disagio è stata caratterizzata prevalentemente dalla presenza di sintomi specifici quali: ansia, depressione e disturbi del sonno. E anche nelle persone già in trattamento si è notata una recrudescenza di sintomatologie pregresse durante la pandemia, sempre relativamente a queste tre tipologie di sintomi. Il profilo più vulnerabile alle nuove forme di disturbi psicologi sono le donne, impiegate, con bassa scolarità, di età tra i 26 e i 45 anni, non sposate. E' quanto emerge da un'indagine condotta dal Cnr-Irib di Messina, in collaborazione con le università della Calabria e Magna Graecia di Catanzaro, su oltre 200 psicologi, per comprendere come la pandemia di Covid-19 abbia influito sulla loro attività clinica. Lo studio è stato pubblicato sul 'Journal of Affective Disorders Report'.

Dall'indagine - condotta tramite questionario online somministrato agli specialisti - è emerso inoltre che durante i vari lockdown la pandemia ha fortemente influito sulla pratica clinica (60%) e per questo la maggior parte (85%) ha utilizzato le varie forme di modalità online per continuare il lavoro terapeutico sui pazienti. Il 65% degli psicologi ha rilevato di non aver avuto particolari problemi nella traslazione alla telepsicologia, così come la maggior parte dei loro pazienti ha riportato un feeling positivo con questa nuova modalità di rapporto clinico.

"Quando Covid-19 ha colpito per la prima volta, i professionisti della salute come psicologi e psicoterapeuti non erano considerati 'servizi essenziali'", afferma Antonio Cerasa, neuroscienziato dell'Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche di Messina (Cnr-Irib).

"Questo significava - prosegue - che gli psicologi non erano autorizzati a vedere i clienti faccia a faccia, e tutte le sessioni dovevano essere spostate su piattaforme di telemedicina. D'altra parte, l'aumento dei problemi di salute mentale durante l'epidemia ha ulteriormente rafforzato il bisogno generale di assistenza. In questo contesto si è entrati, forzatamente e velocemente, in una nuova era di telepsicologia, senza però avere dati scientifici e una reale guida metodologica su come traslare gli interventi di persona in interventi online". I risultati di questo studio possono dunque fornire strumenti ai decisori politici per orientare al meglio gli interventi a sostegno della salute mentale.

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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