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Il discorso di Mattarella è duro ma il Parlamento non lo sa

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Il nuovo presidente della Repubblica è entrato a gamba tesa chiedendo una riforma della Giustizia e meno morti sul lavoro, in un discorso intervallato da molti punti

Una chiamata alla quale non posso, e non ho inteso sottrarmi. Tutti gli italiani si attendono dalle istituzioni risposte al loro disagio, attese che sarebbero state compromesse dal prolungarsi di uno stato di incertezza politica, che avrebbe messo a rischio il rilancio del palese. È questa consapevolezza la ragione del mio sì”.

Si è da poco concluso il discorso di insediamento del “nuovo” Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Contrariamente al discorso di reinsediamento nel 2013 dell’ex presidente Napolitano, anch’egli eletto per la seconda volta, il discorso di Mattarella non è stato di “rimprovero” alla classe politica, alla quale Napolitano rinfacciava “contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi”.

Stesse parole che avrebbe potuto usare il rieletto presidente, che ha però preferito lasciarsi andare a toni distensivi, in un discorso duro ma che guarda al futuro del paese, con punti critici come quello sulla Giustizia, per la quale, seguito da una delle più convinte standing ovation, ha auspicato “Un profondo processo riformatore”, in quanto il campo della giustizia “Da troppo tempo è divenuto un terreno di scontro che ha fatto perdere di vista l’interesse della comunità”. 

“Indispensabile che le riforme annunciate giungano a compimento, e che venga recuperato un profondo rigore. I cittadini devono nutrire fiducia, e non diffidenza, nella giustizia, e non devono correre il rischio di decisioni arbitrarie e imprevedibili” ha tuonato. 

La standing ovation sulla giustizia non è stata l’unica: il discorso del nuovo Presidente è stato intervallato da lunghi e numerosissimi applausi, che avevano l’aria di essere più sinceri che formali.

Un momento importante quello riguardante la sicurezza sul lavoro, incluso in un suggestivo passaggio del discorso durante il quale Mattarella ha ripetuto spesso la parola “Dignità”.

Dignità è azzerare le morti sul lavoro – ha detto il presidente con un riferimento a Lorenzo Parelli, il ragazzo che recentemente ha perso la vita durante un “Progetto scuola-lavoro. Dignità è opporsi a razzismo e antisemitismo - aggressioni fatte alla coscienza di ognuno di noi. Dignità è impedire la violenza sulle donne, piaga profonda e inaccettabile”.

Il discorso si è concluso con un applauso di quasi cinque minuti, interrotto solo dal presidente della Camera Fico, che ha dato inizio alla cerimonia, partita dall’Inno di Mameli e dalla visita al Milite Ignoto.

2 anni fa
Autore
Emanuele Di Casola

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