Il dl sulle politiche attive del lavoro
L'economista Reboani: 'il decreto legge è un passo avanti sulle politiche attive. Le parti sociali lo sostengano'
"Il decreto lavoro che verrà approvato dal Consiglio dei ministri rappresenta un importante passo avanti per riorganizzare le politiche attive del lavoro, definire una più incisiva azione contro la povertà, sostenere la crescita dell'economia italiana proteggendo le retribuzioni dei lavoratori, innalzare la quota di occupazione del mercato del lavoro italiano, che rimane ancora tra le più basse in Europa. Sono quattro assi di priorità che appaiono disegnare una coerente e definita strategia 'sociale' del Governo". Così, l'economista Paolo Reboani, che è stato a più riprese consigliere economico-internazionale del ministero del Lavoro e della presidenza del Consiglio e dal 2010 al 2016 presidente e amministratore delegato di Italia Lavoro.
"Una strategia - rimarca - che deve essere sostenuta e stimolata dalle parti sociali di questo Paese, perché senza una forte cooperazione della società civile, di quelli che venivano definiti una volta corpi intermedi, questa strategia potrà certo avere dei risultati ma non raggiungerà quegli obiettivi che vuole conseguire".
"Qui non si tratta - avverte - di annunci secolari e demagogici, del tipo eliminare la povertà, azzerare la disoccupazione e via dicendo. Si tratta di lavorare insieme per liberare le energie economiche dell'Italia facendo sì che si innalzi il grado di coesione sociale. E si dovrebbe apprezzare la progressiva divisione tra politiche del lavoro e politiche per l'inclusione sociale che contribuirà a interventi più mirati per il lavoro e contro la povertà".
"Si dovrebbe valutare positivamente - prosegue - il rafforzamento dell'intervento sul cuneo fiscale, permesso dal miglioramento dell'economia e che probabilmente verrà rafforzato in fine di anno. Un intervento che le piattaforme sindacali di contrattazione dovrebbero valorizzare e su cui devono costruire la ripresa virtuosa dei salari".
"Si dovrebbe riconoscere che per sostenere la ripresa economica abbiamo bisogno di regole più leggere nei contratti di lavorio e di estendere le tipologie contrattuali per allargare la base occupazionale, così come sosteneva Marco Biagi; e si dovrebbe sostenere che la lotta alla povertà passa non solo per un sostegno monetario, bensì attraverso una complessa strategia che questo Governo ha intenzione di costruire nei prossimi mesi".
"Ancora una volta, invece, si intravede tanta ideologia e tanta demagogia. Non se ne comprende la ragione, soprattutto per un sindacato che si definisce post ideologico e che dovrebbe fare della contrattazione il suo punto di forza e che questa sera sarà incontrato con l'auspicio che si avvii un percorso comune per fare crescere i salari, aumentare l'occupazione e far fronte alle esigenze dei lavoratori e dei cittadini del Paese", conclude.
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