Le donne non temono affatto il cambiamento
Grazie all’autoconsapevolezza e percorsi di self-coaching, le donne sono in grado di vivere con più emozioni positive transizioni di vita
Grazie all’autoconsapevolezza e percorsi di self-coaching, le donne sono in grado di vivere con più emozioni positive transizioni di vita, come cambiare lavoro, rispetto agli uomini. Il 50% si è dichiarata motivata e/o piena di energie, il 53% curiosa del futuro e il 52% consapevole rispetto a questo cambiamento. Uno stato d’animo, quello della consapevolezza, trasversale a ogni transizione.
Scoprirsi più forti nel corso di una transizione di vita come cambiare lavoro, diventare genitore o affrontare un evento straordinario come una pandemia è l’evidenza principale emersa dalla survey annuale su 1.000 partecipanti ai percorsi formativi di Lifeed, l’edtech company che, attraverso la piattaforma di self-coaching digitale life-based, trasforma le esperienze di vita in efficaci palestre per la formazione delle competenze soft.
Secondo i dati emersi dall'Osservatorio Vita-lavoro di Lifeed, infatti, si sente più forte nelle transizioni l’84% le donne contro il 70% degli uomini (+14%). Tra tutti, sono le madri ad essersi scoperte più forti grazie alle transizioni, con una percentuale dell’86%. Ma non solo, il 75% delle madri lavoratrici, potendo lavorare sulla propria autoconsapevolezza grazie all’esperienza trasformativa della maternità, ha migliorato le proprie competenze organizzative con un impatto positivo sulla gestione di vita privata e professionale, contrariamente a quello che potrebbe essere il pensiero comune.
“Le donne - afferma Riccarda Zezza, amministratore delegato di Lifeed e una delle 144 donne a capo di Startup edtech a livello mondiale secondo HolonIQ - quando si trovano ad affrontare delle transizioni, attivano risorse diverse dagli uomini e i dati ce lo dicono in modo chiaro".
"Sviluppare maggiore consapevolezza - spiega - rispetto alle competenze che le esperienze della vita ci permettono di allenare è il primo passo per vivere in modo non conflittuale la coesistenza in ognuno di noi di più ruoli".
“Questo tipo di approccio - avverte - è controculturale, va contro il conflitto vita - lavoro spesso citato in occasioni come quella dell’8 marzo. Cambiare rappresentazione e immaginare le donne - ma non solo loro- arricchite dalla coesistenza di vari ruoli è il primo passo per la creazione di una società più inclusiva”.
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