Il Covid non legge i giornali: ci vuole ancora prudenza
Roberto Cauda: 'Evidente stanchezza da pandemia ma rimarrà con noi, serve aumentare terze dosi'
Con la fine dello stato di emergenza, "da domani servirà tanta prudenza" perché "il virus non legge i giornali". Così Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma e consulente dell'Agenzia europea del farmaco Ema per le malattie infettive, nel giorno che sancisce la fine dello stato di emergenza legato alla pandemia Covid e l'entrata in vigore di nuove regole da domani.
"Sono due anni che abbiamo a che fare con la pandemia - prosegue Cauda - e le persone hanno voglia di tornare alla normalità. E' evidente una stanchezza da pandemia, ma come è stato riportato dai media e scritto anche su importanti riviste scientifiche il virus rimarrà con noi per un certo periodo di tempo. Siamo di fronte ad una dicotomia: riprendere una vita normale con di fronte una situazione oggettivamente ancora difficile. Come si esce da questa impasse? - si chiede Cauda - Vaccinando il più possibile, bisogna fare la terza dose che ad oggi è stata somministrata solo nel 60% dei casi e poi mantenere le misure che conosciamo: in primis l'obbligo della mascherina al chiuso anche dopo aprile".
''Da parte delle Regioni c'è una grande attenzione e un monitoraggio costante però il sistema dei colori accompagnava lo stato di emergenza. Oggi per fortuna siamo in uno scenario completamente diverso, non è un liberi tutti perché il governo ha scelto di superare per esempio il sistema del green pass gradualmente e ha scelto di mantenere le mascherine al chiuso ancora per un mese''. Lo ha detto la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini a 'Mattino 5' su 'Canale 5'.
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