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Dove va il Dragone?

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Il sinologo Masini: 'Ma discorso Xi nel solco del passato, nessun riferimento a crisi internazionali, su Taiwan solo tono più perentorio'

Xi Jinping si avvia verso uno scontato terzo mandato da leader, un leader le cui "decisioni toccano direttamente anche il nostro mondo". A Pechino vanno avanti i lavori del Congresso del Partito comunista cinese in una Cina 'sigillata' in nome della strategia Zero Covid voluta dal presidente cinese, che nel suo atteso discorso ha insistito più su "riferimenti allo sviluppo interno più che sullo sviluppo delle relazioni con l'esterno". Dove va il Dragone? "Dipende tantissimo sia da motivi interni che esterni alla Cina, si tratterà di vedere come cambierà il contesto internazionale", risponde il sinologo Federico Masini, docente Lingua e Letteratura Cinese a La Sapienza di Roma. Bisogna guardare agli Usa, con l'America di Joe Biden che considera la Cina la principale sfida geopolitica (è il senso della nuova Strategia di Sicurezza Nazionale), e all'Europa, dove prosegue il conflitto scatenato il 24 febbraio dall'invasione russa dell'Ucraina.

"Si tratterà di vedere soprattutto che atteggiamento avranno gli Stati Uniti dopo le elezioni di Midterm nei confronti dell'Europa e dell'Asia - dice - Bisognerà vedere fino a che punto l'impegno Usa in Europa spingerà l'Ue nei confronti della Russia e questo determinerà anche il ruolo della Cina", che - recita il documento Usa - è l'unica potenza "che ha sia l'intento di alterare l'ordine mondiale e, in modo crescente, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico, di farlo". E nel discorso di ieri di Xi, sottolinea Masini, "non ci sono stati riferimenti, come non ce ne sono mai stati, a situazioni di crisi internazionali specifiche". La notizia sarebbe stata il contrario.

Dove stia andando la Cina "dipende da tante cose", dal "contesto internazionale", rimarca Masini, evidenziando come a livello interno si tratterà di vedere la situazione dell'economia cinese, ovvero "come l'economia cinese continuerà a crescere relativamente poco". Perché, sottolinea, "comunque cresce". E bisognerà vedere "se questo continuerà a garantire una stabilità economica interna". Perché Xi, dice, "ha ereditato dai suoi predecessori una Cina già incredibilmente sviluppata dal punto di vista economico" e "questo grande sviluppo economico ha portato anche errori e problemi che Xi ha provato ad affrontare, compreso quello della corruzione, della diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza".

Crescita economica e prosperità è da tempo un mantra del Partito-Stato con il cruccio della stabilità interna, un Partito-Stato con dinamiche interne di cui "si sa veramente pochissimo" e bisogna attendere la conclusione del Congresso per assistere a quel 'rito' che vede i vertici del Partito entrare nella Grande Sala del Popolo, in ordine di importanza. Come nel 2017 Xi sarà con tutta probabilità il primo - da segretario generale riconfermato per la terza volta - ma è su chi lo seguirà che si concentreranno gli osservatori. "Guarderemo con grande attenzione quali saranno i nuovi personaggi che circonderanno il presidente e lì forse potremmo intravedere qualcosa", dice Masini pensando al futuro della leadership cinese.

E per non fare "speculazioni", Masini invita a giudicare il discorso di Xi, che ieri ha "ascoltato per intero" e che è stato "molto simile a quello che ci aspettavamo", senza che ci sia stato "fondalmentalmente nulla di nuovo". E forse, rimarca, "potrebbe essere questa la notizia", l'assenza di novità. Perché anche su Taiwan, l'isola di fatto indipendente su cui il Pcc non ha governato nemmeno un giorno ma che Xi vuole "riunificare", il leader cinese ha detto quello "che hanno sempre detto", anche se "forse con un tono ancor più perentorio".

Forse, prosegue il sinologo, "speravamo in un'indicazione sulla politica 'Zero Covid' e forse speravamo quindi in segnali su un'imminente riapertura della Cina alla mobilità, per la quale però non abbiamo avuto segnali". E questo, evidenzia, "costituisce per noi un ostacolo allo sviluppo dei rapporti" perché il "fatto che non si possa andare in Cina" è un "ostacolo". Di qui Masini nota un "uso particolarmente ricorrente di tutto quello che è riferimento all'interno della Cina", dallo "sviluppo della tecnologia a quello dell'economia", tutte priorità con un "riferimento allo sviluppo interno più che allo sviluppo delle relazioni con l'esterno". Ancora una scelta "nel solco di quello che - evidenzia - abbiamo visto negli ultimi anni". Nel discorso di Xi, prosegue, c'è stato "sicuramente un forte accenno alla difesa nazionale in senso militare ed economico e anche politico", una "attenzione per la difesa nazionale in campo economico, politico e internazionale" che si nota - sottolinea il sinologo - dal "tono" usato dal leader di una Cina la cui politica estera degli ultimi anni è stata fatta dal ribadire la "necessità della presenza cinese negli organismi internazionali", da un "ruolo sempre più preminente a livello globale" e dall' "aspirazione a contribuire a creare un nuovo ordine internazionale".

Masini risponde alle domande dell'Adnkronos tra una lezione e l'altra. Con gli studenti, una classe di cinesi e italiani, ha appena "provato a parlare" del discorso di Xi, anche se "la politica spesso è per loro lontana", li ha esortati a "non vederlo come un mondo lontano", aiutato dallo spunto di un brano "in cui si parlava di Mao Zedong e Zhou Enlai", del fondatore della Repubblica Popolare Cinese e del suo primo premier, dopo che "ieri Xi ha chiesto un minuto di silenzio per i grandi personaggi della storia politica cinese". C'era uno spunto di attualità. Xi è il nuovo Mao? "Sono semplificazioni che non ci aiutano a capire una cosa di per sé già difficilissima da capire - conclude Masini - La storia ci farà capire quanto il suo ruolo sia stato simile".

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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