Turchia: crisi espulsione ambasciatori risolta su Twitter
I Paesi dei diplomatici espulsi tweettano le loro scuse a Erdogan per aver interferito con affari interni turchi. Crisi rientrata?
Sembra essersi risolta con dei messaggi su Twitter la crisi diplomatica innescata dall'annuncio del presidente turco Recep Tayyp Erdogan di voler espellere dieci ambasciatori occidentali, che il 18 ottobre avevano chiesto la liberazione dell'attivista e filantropo Osman Kavala.
Oggi l'ambasciata americana ad Ankara ha twittato questo breve messaggio: "In risposta alle questioni riguardanti la dichiarazione del 18 ottobre, gli Stati Uniti notano il mantenimento della conformità con l'articolo 41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche". Canada, Nuova Zelanda e Olanda hanno postato praticamente lo stesso messaggio, mentre Francia e Germania hanno ritwittato il tweet americano. L'articolo 41 precisa che i diplomatici non devono interferire negli affari interni dello stato in cui hanno sede. I tweet sembrano aver placato l'irritazione di Erdogan, che minacciava di espellere gli ambasciatori di Stati Uniti, Germania, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia. L'agenzia stampa di stato turca Anadolu ha twittato: "l'ambasciata americana ad Ankara ha ceduto". Poi ha riferito che Erdogan ha apprezzato i tweet occidentali.
Kavala è il fondatore dell'ong Anadolu Kultur, che promuove il dialogo con i paesi vicini tramite lo scambio culturale. E' accusato di spionaggio e di aver tentato di rovesciare il governo tramite le proteste del 2013 a Gezi park. Si dice innocente ma rischia una condanna all'ergastolo.
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