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L'Eurozona torna in crisi: Germania e Italia le più colpite

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Nel 2022 la crescita dell'Eurozona dovrebbe attestarsi al 2,8% per via degli effetti indiretti della guerra in Ucraina

 

Nel 2022 la crescita dell'Eurozona dovrebbe attestarsi al 2,8% per via degli effetti indiretti della guerra in Ucraina: si tratta di un taglio di 1,1 punti rispetto alla previsione formulata appena a gennaio scorso. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outlook, segnalando come si tratti di uno dei tagli più consistenti alle previsioni per l'anno in corso. Nell'area dell'Euro, peraltro, le revisioni al ribasso più forti sono quelle attuate su Italia (-1,5 punti con una crescita al 2,3%) e su Germania, che è prevista crescere solo del 2,1% anche se con un'accelerazione nel 2023 al 2,7%. La ragione, spiega il Fondo, è nel fatto che sono paesi con grandi settori manifatturieri e con la più forte dipendenza dalle importazioni di energia dalla Russia. Forte il calo anche della stima per la Francia (quest'anno a +2,9%) mentre la Spagna dovrebbe crescere del 4,8%. La revisione per il Regno Unito è di 1 punto percentuale al 3,7%, mentre visti i limitati legami economici con Mosca gli Stati Uniti dovrebbero limitare l'impatto della guerra con un Pil 2022 stimato a +3,7%. Netto rallentamento per la Cina che quest'anno dovrebbe vedere la crescita del Pil scendere al 4,4% (con una modesta ripresa a +5,1% nel 2023).

Se il conflitto in Ucraina ha spinto l'Fmi a rivedere al ribasso le stime globali - per via delle sue ricadute complessive - per i due paesi direttamente coinvolti nella guerra le conseguenze negative saranno ovviamente più forti. Così nel World Economic Outlook appena diffuso per il 2022 il Fondo prevede un calo dell'8,5% del Pil della Russia mentre per l'Ucraina il dato è di -35%, anche se - si precisa - è una stima decisamente incerta, perché legata all'evoluzione del conflitto. Al momento - si spiega dal Fondo - è "impossibile ottenere misure precise dei danno all'economia ucraina". Ma - si sottolinea - "anche se la guerra dovesse finire presto, la perdita di vite umane, la distruzione del capitale fisico e la fuga di cittadini peseranno notevolmente sull'attività economica per molti anni a venire".

Per la Russia, invece, le ricadute sono legate alle restrizioni al commercio e alle sanzioni internazionali: se le misure finanziarie limitano l'attività delle banche , l'uscita dal mercato russo di molte aziende straniere impatta su molti settori, con forti ricadure produttive. Il calo della fiducia porterà poi a una significativa riduzione di consumi e invesitmenti dei privati "solo parzialmente compensata dalla spesa fiscale" in netto aumento. 

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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