Fortunato il Paese che non ha necessità di eroi. Il caso Fleximan
La frase di Bertold Brecht per analizzare la figura di un nuovo eroe prodotto dalla sete di giustizia del popolino: il tagliatore di autovelox
Abbiamo necessità di eroi. C’è poco da rifletterci su. O meglio è da riflettere su chi siano gli eroi. Perché, ogni comunità, ogni Paese, in una forma distorta e discutibile, ha sempre avuto i suoi beniamini, quelli cui dirottare aspirazioni proprie mai raggiunte e quindi sempre coltivate e sognate. Tanto per fare un esempio eclatante e scomodo anche Adolf Hitler è stato un eroe per la sua gente, facendo leva su quel riscatto che aveva pervaso milioni di tedeschi. E sappiamo che dalla seduzione delle masse si è poi passati alla follia.
Oggi, i grandi eroi, quindi esempi sociali, sono gli influencer, che grazie ai social network hanno moltiplicato adepti e incassi olte ovviamente i like. Sono diventati testimonial di tanti, molti, fin quando non incappano in qualche inciampo clamoroso, come testimoniano i dolci pasticci che hanno coinvolto le attività di beneficenza della Chiara Ferragni e i pasticciacci imbottiti di Cicciogamer89, che aveva promesso ai fan più panini di quanti se ne poteva permettere.
Oggi, un eroe è Fleximan, che strizza l’occhio per il nome alla modernità dei supereroi Marvel. Evidentemente, appena esondato dal gruppo degli X-Men, Fleximan non possiede poteri paranormali ma ha un compito sociale che riscuote applausi e consensi alla pancia della gente: taglia la testa (e il cuore) agli autovelox disseminati sulle strade di Lombardia e Veneto, vendicando centinaia di migliaia di automobilisti sorpresi e puniti da enti pubblici che nei bilanci inseriscono i soldi ricavati dalle conseguenti salatissime multe. Fleximan, armato con una indistruttibile mola a disco, è già diventato una leggenda, non arreca danni a persone, strappa urla di giubilo e peana bipartisan, tanto che è entrato nell’immaginario collettivo anche con un murale disegnato nel centro storico di Padova dal writer Evyrein. Egli appartiene a quella schiera di eroi definiti etici, cioè che in un dato momento storico hanno un’intuizione maggiore rispetto agli altri, in contrapposizione a quelli estetici (sovrabbondanza di poteri) e a quelli religiosi (tesi alla ricerca della verità).
Quindi Fleximan è un eroe contemporaneo nato da storie moderne. Si sa, gli eroi nascono per placare la sete di giustizia della gente, un’esigenza che nasce individualmente per colmare delle necessità sociali e per divenire fondamentali per raggiungere un determinato scopo. Ma forse alla fine ha ragione Bertold Brecht quando nella ‘Vita di Galileo’ usa l’espressione “Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi”. E così negli esempi citati di eroico non c’è nulla, del resto il concetto di eroe appartiene all’antichità classica, nella ricerca della gloria per la propria patria, poi è venuto l’eroe moderno, quello che fa del riscatto il simbolo della propria -e altrui- esistenza, quello che riemerge dalle sabbie mobili e si batte per il Bene. E l’eroe contemporaneo? È sufficiente che mostri vizi (di solito se ne contavano 7 ma credo siano aumentati), cosicché la sua mediocrità si adagia sul conformismo di massa. Spesso in nome dei follower.
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