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Nel ricordo delle foibe e del non dimenticare

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Costruire la comunità di popoli attraverso il ricordo, anche doloroso, di lutti e tragedie è condizione necessaria perché le sofferenze del passato non si ripetano

"Costruire la comunità di popoli attraverso il ricordo, anche doloroso, di lutti e tragedie è condizione necessaria perché le sofferenze del passato non si ripetano più, assicurando così a tutti gli europei un futuro di pace e prosperità condivisa". Così il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, intervenendo alle celebrazioni per commemorare il Giorno del Ricordo. "Tragedie come quelle delle Foibe - ha aggiunto - ci ammoniscono a rifiutare la tesi di Stati fondati sulla omogeneità etnica, quando da sempre la vita delle nazioni democratiche è fondata sul riconoscimento e la convivenza di popoli, religioni, culture, civiltà. E sul valore, fondamentale, della pluralità delle nostra società, aspetto sul quale è fondata l’Unione europea che nacque proprio per superare definitivamente le guerre, gli odi, le negazioni che per secoli hanno insanguinato il continente europeo".

"La giornata del ‘ricordo’ - ha osservato ancora Lo Russo - deve mettere fine a una troppo lunga rimozione di chi, per ragioni diverse, ha ridotto le foibe e l’esodo alle inevitabili conseguenze di una guerra perduta e di chi ha usato strumentalmente il dramma delle foibe e dell’esodo per rimuovere l’aggressione bellica del regime fascista alla Jugoslavia. Con la giornata del Ricordo si è voluto proprio superare quella contrapposizione affermando una lettura condivisa di una pagina drammatica che appartiene alla storia nazionale".

"Solo da una consapevolezza diffusa e generale può nascere la capacità di identificare i germi dei nuovi egoismi nazionali e della carenza di prospettiva intrinsecamente connessa a chi ancora oggi propone di costruire barriere e muri e non di consolidare i sempre più fragili ponti", ha concluso il sindaco di Torino.

"Un paio di settimane fa a Firenze è stata distrutta la targa ai Martiri delle Foibe che si trova nell'omonima via; nei giardini Cavagnaro a Genova-Staglieno, dove c’è la stele che ricorda i Martiri delle Foibe e gli Esuli di Istria e Dalmazia, qualcuno ha vergato la scritta ‘l'unica giornata del Ricordo è il 25 aprile’, firmandosi con la sigla ‘Genova Antifascista’ e apponendo la Z di Putin, simbolo dell'aggressione all'Ucraina; ieri Sinistra Italiana si è opposta, in Commissione cultura alla Camera, alla proposta di implementare le iniziative in ricordo della ‘Giornata del Ricordo’. Ecco, ogni anno, quando si avvicina il 10 febbraio, c’è sempre un rigurgito di stupidità". Così il giornalista Silvano Olmi, presidente nazionale del Comitato 10 Febbraio, in vista della ‘Giornata del ricordo" delle vittime delle Foibe prevista proprio per domani 10 febbraio.

"I danneggiamenti, gli atti vandalici registrati a Firenze e Genova – osserva Olmi - non vanno presi sottogamba. Si tratta di attentati alla democrazia. Se, infatti, un’amministrazione comunale decide di intitolare una via o una piazza a Norma Cossetto e ai Martiri delle Foibe, si tratta dell’espressione democratica della comunità. Dunque gli oltraggi sono un attentato alla democrazia. Spaccare una targa, distruggere un monumento o sporcare una targa con della vernice, come accaduto negli anni scorsi, è un attentato alla democrazia".

"Quanto alle persone che ancora oggi negano le Foibe, fanno del riduzionismo – sottolinea Olmi -, io sono per la massima democrazia, ognuno può dire ciò che vuole. Naturalmente si può anche sostenere che gli asini volano, ma se poi dopo cinque minuti passa l’ambulanza e ti porta via, non c’è da stupirsi".

"Credo – prosegue Olmi - che il non prendere atto di cosa furono le Foibe sia un rifiuto ideologico. In Italia c’è sempre stato un certo tipo di racconto. Posso capire l’interpretazione storica dell’immediato dopoguerra. Gli animi erano esacerbati, c’era un conflitto fortissimo, l’Europa era divisa in due e noi avevamo un Partito Comunista molto forte, quello di Togliatti. Dunque posso capire che accadesse allora, ma non posso comprendere che oggi, a ottant’anni di distanza, si continui pervicacemente a negare le foibe e a dire che Norma Cossetto non si sa neanche se è morta quando ci sono documenti e testimonianze. Ma sta a noi associazioni, a noi del Comitato 10 Febbraio, alle associazioni degli Esuli agire per confutare queste posizioni, controbattendo con argomenti solidi e consistenti, perché i documenti ci sono".

"Basta andare nell’archivio dello Stato Maggiore dell’Esercito – spiega Olmi - per trovare le relazioni dei Vigili del Fuoco e dei militari, con tanto di fotografie dei cadaveri estratti dalle foibe; fotografie che non si possono mostrare perché sono devastanti proprio sotto il profilo visivo, con corpi e cadaveri in stato di decomposizione ed evidenti segni di violenza".

"Ognuno, comunque, è libero di esprimersi come vuole – chiosa Olmi - l’importante è che noi, con la nostra coscienza democratica, controbattiamo a queste tesi riduzioniste e negazioniste con i fatti concreti e la ricerca storica".

1 anno fa
Autore
Claudio Mascagni

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