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Lo scontro tra il ministero della Difesa e il Guardian

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Al centro della polemica la vicenda del mercantile turco 'dirottato' dai profughi

Il Ministero della Difesa con una nota stampa intende "smentire le diverse falsità contenute nell’articolo pubblicato dal quotidiano inglese “The Guardian” a firma di Lorenzo Tondo, dal titolo “I Pubblici Ministeri italiani affermano che i dirottatori sulla nave mercantile erano in realtà richiedenti asilo”. L’articolo esordisce con una illazione già nel titolo. Il giornale cita “anonime fonti” sostenendo che la Procura di Napoli avrebbe avviato e già concluso un’indagine e dichiarato che il gruppo di clandestini trovati a bordo della nave Galata Seaways lo scorso 09 giugno non rappresentava una minaccia, rifiutandosi, dunque, di accusarli di tentato dirottamento".

"The Guardian omette, però, di precisare che la Procura, finora, non ha mai emesso un comunicato ufficiale in merito alla vicenda. Nell’articolo, inoltre -prosegue la Difesa- il “gruppo di presunti dirottatori” descritti da The Guardian non erano soltanto “richiedenti asilo malnutriti”, come alcuni effettivamente erano, ma tra di loro vi erano almeno due clandestini armati di “armi bianche”, quindi di armi da taglio, non classificabili di certo alla stregua di “taglierini” e che oggettivamente rappresentavano una minaccia per la sicurezza della nave, del suo equipaggio e dei passeggeri. Sempre nell’articolo si parla del dispiegamento di “tre navi militari, dozzine di unità delle Forze Speciali e di due elicotteri d’attacco”. Evidentemente il giornale non ha constatato o verificato la reale entità dei mezzi impiegati nel corso dell’operazione di abbordaggio che erano nella realtà un team della Brigata di Marina San Marco e due elicotteri da trasporto utilizzati normalmente per queste operazioni, senza l’impiego di alcuna nave militare della Difesa".

"Sempre The Guardian riporta “presunte” fonti della Procura in cui si sostiene che il Comandante della Nave Galata Seaways non ha mai detto che c’era il rischio dirottamento quando ha inviato la sua richiesta d’aiuto”. Questo è palesemente falso in quanto il Comandante della Nave, ravvisando una situazione di pericolo, codificata come “presenza di personale clandestino armato con armi da taglio”, disponeva il concentramento dell’equipaggio nella “safe room”, dichiarava inaccessibile la sala motori ed informava di ciò il proprio armatore che allertava il Turkish Maritime Rescue Coordination Centre. Quest’ultimo inoltrava una richiesta di assistenza urgente per la Galata Seaways al corrispondente organismo italiano chiedendo un’operazione di “boarding” per poter gestire la situazione di pericolo e di potenziale incolumità per l’equipaggio ed i passeggeri".

"Dal punto di vista dei Protocolli in essere per la sicurezza marittima -precisa la Difesa- quando si è di fronte a richieste di questo genere (situazione di potenziale pericolo in presenza di armi da taglio) si attivano delle procedure standard che prevedono l’impiego di determinati assetti per una risposta immediata ed urgente. Procedure non sindacabili dalle autorità politiche e gestite dalle autorità per la sicurezza marittima".

"In casi come questi, come da prassi, interviene un team della Brigata di Marina San Marco appositamente addestrato con il pre allertamento di ulteriori assetti qualora la situazione verificata a bordo fosse più grave di quanto descritto inizialmente. La presenza di clandestini come possibili dirottatori rappresenta una delle ipotesi contemplate dai protocolli la cui concretezza può essere dimostrata solo con la verifica a bordo. Per fortuna, come già dichiarato, i clandestini non hanno opposto resistenza e l’intervento dei militari è avvenuto senza l’uso della forza".

"Il fatto che due donne fossero in situazioni sanitarie critiche, mentre i rimanenti clandestini sono stati trasferiti in un centro di accoglienza per rifugiati, non può nascondere il fatto incontrovertibile che sono state rinvenute tre armi da taglio, come riconosce lo stesso The Guardian, di cui due in possesso di due uomini potenzialmente pericolosi e potenzialmente dirottatori vista l’interdizione temporanea all’accesso al locale macchine. Situazione di pericolo conclamata, denunciata dal comandante che ha dato l’allarme e fortunatamente risoltasi senza gesti disperati grazie alla professionalità del personale della Marina Militare".

"In conclusione -prosegue la Difesa- di fronte ad una richiesta di assistenza urgente, al fine di gestire una situazione di potenziale pericolo a bordo non ancora definita nella sua complessità e l’obbligatorietà dell’intervento, il Ministero della Difesa ha operato secondo protocolli consolidati e prestabiliti. Così ha fatto e così continuerà a fare in futuro. Resta inteso che il Ministero tutelerà la propria immagine e reputazione in tutte le sedi che riterrà più opportune".

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Pasquale Lattarulo

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