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Il limbo giuridico di migliaia di russi ucraini

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La testimonianza disperata di chi resta in una frattura nel mezzo della guerra

Migliaia di cittadini russi, residenti da sempre in Ucraina, si trovano in un limbo giuridico. "Di fronte ai miei documenti, la gente pensa che io sia strana", riassume Galina, nata in Ucraina, marito al fronte, residente in un villaggio a sud di Vinnytsia. Ma con passaporto russo, dato che da bambina si era trasferita in Russia. Sono 150mila i russi con un permesso di soggiorno permanente residenti in Ucraina, 17mila con un permesso provvisorio. Dall'inizio della guerra, la cittadinanza ucraina è stata concessa solo a poche centinaia di russi. L'anno precedente, a 1.700 persone.

Avvocati delle persone nella stessa situazione di Galina testimoniano, in interviste raccolte dalla Bbc, le discriminazioni subite dai loro assistiti, prima fra tutti i conti congelati. Dopo l'inizio dell'invasione da parte della Russia, la Banca nazionale ha limitato l'accesso ai servizi finanziari per tutti i russi e i bielorussi, anche se in teoria coloro che hanno un permesso di residenza non sono colpiti dal provvedimento.

Galina, permesso di soggiorno in Ucraina scaduto, incinta di sette mesi non ha il diritto di accedere alla sanità pubblica gratuita a causa del suo passaporto. Il matrimonio, celebrato in chiesa, non è stato ancora riconosciuto dall'anagrafe che le chiede di definire il suo status prima. "Mi dicono, torna quando hai un passaporto. La legge ucraina proibisce un doppio passaporto".

Per ottenere la cittadinanza ucraina, è necessario prima rinunciare alla cittadinanza russa. Ma la Russia ha reso questo procedimento complicato. Per farlo, bisogna portare i documenti o a un consolato russo all'estero o in Russia, dato che l'ambasciata russa a Kiev è chiusa dalla vigilia dell'inizio della guerra. "Se mio marito fosse ferito al fronte, non potrei andare a trovarlo in ospedale. Tecnicamente, non siamo sposati" spiega la donna.

Anastasia Leonova, russa, si è trasferita a Kiev nel 2015, dopo aver criticato l'annessione della Crimea e aver perso il suo lavoro in Russia. Ora è medico per le forze militari ucraine. "Da quando sono arrivata, sogno di avere un passaporto. Questo è il motivo per cui combatto. Non solo per la libertà, ma anche per il mio passaporto".

21 Novembre
Foto: pixabay
Autore
Giada Giacomelli

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