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Chi ha in mano il destino dei popoli pensi alla pace

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I Vescovi italiani, ad Assisi, pregano per la pace, in Medio Oriente, in Ucraina: le parole e i moniti del cardinale Zuppi

“La pace attende i suoi artefici”. I Vescovi italiani, ad Assisi, pregano per la pace, in Medio Oriente, in Ucraina e nel resto del mondo dove imperversano conflitti dimenticati. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, presiede la celebrazione nella Chiesa Inferiore della Basilica di San Francesco. Di nuovo viene ribadito l’appello del Papa affinché vengano liberati gli ostaggi in mano ad Hamas.Poi ci sarà la preghiera sulla tomba di San Francesco. “?Pace e bene. A noi, a tutti, specialmente a chi è sprofondato nella notte terribile della violenza e della guerra”, dice Zuppi nell’omelia invitando ad essere “con convinzione artigiani di pace”.

Il presidente dei Vescovi si rivolge ai potenti del mondo: “Abbiamo ascoltato un fermo ammonimento ai dominatori di popoli “orgogliosi di comandare su molte nazioni” perché hanno dimenticato che “il potere non è per te”. Questo è vero per chi ha tra le mani il destino di interi popoli ai quali, umilmente ma fermamente, ricordiamo l’invito di Dio e che niente è perduto con la pace. È un ammonimento che sentiamo, però, rivolto a tutti noi”.

”La guerra - dice Zuppi - è una lebbra terribile, che consuma il corpo delle persone e dei popoli, ne fa perdere l’anima, tanto che non si è più capaci di amare, segnati dall’odio, dalle ferite della violenza. La Parola di Dio relativizza l’uomo indicando che non è solo, liberandolo dall’orgoglio per trovare sé stesso. La nostra pace non ci è data per vivere per noi stessi, ma per lavorare e ringraziare con la fede che trasforma le lance in falci e fa vivere insieme il lupo e l’agnello. Oggi facciamo nostro il grido di Rachele, di tutte le madri da cui viene un pianto e un lamento grande e non vogliono essere consolate perché “i suoi figli non sono più”. Sono le lacrime di tutte le Rachele, di intere città e popolazioni, della Terra Santa, dell’Ucraina, di milioni di persone. Sono le nostre lacrime, che diventano preghiera insistente e ispirano azioni e scelte”.

Quindi il monito: “ La pace attende i suoi artefici. Allunghiamo le nostre mani verso i nostri fratelli e sorelle, per incoraggiarli a costruire la pace sui quattro pilastri della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà. La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana”.

16 Novembre
Foto: pixabay
Autore
Pasquale Lattarulo

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