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Buon compleanno Latina: mancano ancora 9 anni al secolo

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Il 18 dicembre la città ha compiuto 91 anni. Un capoluogo tanto potenza e poco atto, che si avvia a tagliare il traguardo del centenario

Fa freddo. Freddo come un lunedì di dicembre che si prepara alla settimana delle festività natalizie. Latina ha un pregio, tra i tanti: quello di avere una data di nascita certa. Ha una data cerchiata di rosso sul calendario: è il 18 dicembre. Sì, certo, i puristi gridano che la posa della prima pietra dice 30 giugno, ma l’inaugurazione in pompa magna davanti al Duce Mussolini è avvenuta a una settimana dalla nascita di Gesù. Quindi, la città da 91 anni celebra il compleanno il 18 dicembre. Ieri il primo sindaco donna della città ha abbracciato il discorso seguendo le tracce della narrazione emozionale, siglando una firma importante per il suo sviluppo futuro: il Comune ha acquisito l’edificio dell’ex Banca d’Italia, nel cuore della città, con la speranza di trasformarlo in un centro culturale, considerata la totale mancanza di spazi per far maturare coscienze e senso civico oltre quello d’appartenenza. Toglietevi quel sorrisetto idiota dalle labbra, ma il 18 dicembre non si sono registrate marcette fascistelle come invece si ostina a scrivere qualcuno, onore ad Antonio Pennacchi che ha consegnato agli dèi dell’Olimpo letterario questa terra, complimenti a Matilde Celentano, Annalisa Muzio e Daniela Cavallo che le hanno dato ossigeno arrivando alle top ten delle candidate alla Città della cultura 2026. I cento anni della città nuova sono lì, si toccano quasi, mancano appena 9 anni. Qualche pagina di futuro brillante si può ancora scrivere.

Fa freddo, dicevamo. È sera. C’è il posticipo di serie C e i nerazzurri ospitano il Benevento. Slalomeggi tra le casette natalizie piazzate sul corso principale, un’occhiata svogliata al totemico albero di Natale poi ti infili nelle palazzine basse e d’ispirazione novecentesca, dove le ombre dei pini e degli eucalipti ci si aggrappano specchiandovisi.  Da ‘Dolcenotte’ le ragazze hanno incrociato le braccia, c’è qualche tifoso ritardatario al Bar dello Stadio, l’anello della pista ciclabile che circumnaviga il Francioni ospita chi ha il passo veloce e non vuole perdersi nemmeno un rimpallo iniziale. Il concetto della distanza non esiste qui in questa città di provincia, è tutto a portata di voce e di mano, basta allungare il passo. Eppure, l’andamento è lento. La classifica sulla qualità della vita da parte dei giornali economici fotografa ogni anno in modo impietoso una terra da sempre affascinante e ricca di suggestioni, ma la sindrome di Peter Pan abita chi la vive.

Sugli spalti c’è un numero di pubblico non congruo per una città di 130mila abitanti. Saranno un migliaio, stretti stretti, fa freddo dicevamo, per fortuna che capitiamo tra i ragazzini di una scuola calcio che fanno più casino della hincha del Boca Juniors. Per loro urlare contro i sanniti o i ciociari non fa differenza, il bello è stare lì, incitare quella squadra che ha il nome della loro città e spernacchiare senza offese gli storici rivali del Frosinone e quelli del momento. Il manto del Francioni sembra restituito da Photoshop per quanto brilla il verde, nel covo della Curva Nord campeggia uno striscione piccolo piccolo: ‘Dal 1932’. Punto. Basta solo quello. Le parole non servono quando i numeri dicono tutto. Per fortuna ci sono i giovani calciatori che levano alti i cori, dove ci sono i bambini c’è gioia, così partecipi anche tu battendo le mani. Sono giovanissimi, guance rosse e zuccotto calato fino alle sopracciglia, amano questa città, perché gli ha dato la vita e cominciano a sentirla familiare riconoscendo voci, pietre, angoli. Lo speaker alza i toni, augura buon compleanno alla città, inserisce il brano celebrativo di Tiziano Ferro, anche se il cantante ha sfanculato quella Latina che a ogni concerto giura di amare.

Fa freddo e la partita scivola via, con qualche colpo di coda del Latina, squadra che non riesce ad abbozzare un’idea di gioco e tre passaggi di fila, preferisce difendersi e scavalcare la terra di mezzo con lanci lunghi facendosi il segno della croce. Pare un’incompiuta questa squadra. Come la città. Tanta potenza. Poco atto. Per fortuna c’è il tempo. Quello s’allunga sempre e mantiene vivo il futuro. Buon compleanno, Latina. A cento manca ancora qualche anno.

1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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