Il salario aumenta ma non per le donne
Nel 2022 gli aumenti salariali a livello mondo sono stati in media del 6,7% per gli uomini rispetto al 6% per le donne
Secondo il sondaggio 'People at work 2023' dell'ADP research institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 paesi (2mila lavoratori in Italia), nel 2022 gli aumenti salariali a livello mondo sono stati in media del 6,7% per gli uomini rispetto a solo il 6% per le donne.
Nel prossimo anno, gli uomini prevedono di vedere la loro retribuzione aumentare in media dell'8,5%, mentre le donne prevedono aumenti salariali solo dell'8%. In base alla medesima ricerca, lo scorso anno in Italia il 44% dei dipendenti ha ottenuto un incremento medio dello stipendio pari al 5,5%. Gli uomini affermano che la loro retribuzione è aumentata del 5,8% lo scorso anno, rispetto al 5,2% delle donne. Hanno ottenuto un aumento il 50% degli uomini e il 36% delle donne.
Sempre del 44% è la percentuale degli italiani che si aspetta che la propria retribuzione aumenti nei prossimi 12 mesi (le aspettative sono le medesime tra donne e uomini). Gli uomini si aspettano che la loro retribuzione aumenti dell'6,36% nei prossimi 12 mesi, contro l'6,25% delle donne, un dato abbastanza paritario. Il Parlamento europeo sta cercando di intervenire direttamente sul problema del divario retributivo, e un grosso passo avanti è stato fatto con l’approvazione della direttiva sulla trasparenza salariale, che pone fine al cosiddetto “segreto retributivo”.
Lo stesso Consiglio Europeo dichiara “la trasparenza può contribuire a dotare i lavoratori e le lavoratrici dei mezzi necessari per far valere il loro diritto alla parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso una serie di misure vincolanti. La mancanza di trasparenza retributiva è stata individuata come uno dei principali ostacoli all'eliminazione del divario retributivo di genere”. In Italia, si sente sottopagato il 48% delle donne, mentre la percentuale scende al 43% per quanto riguarda gli uomini.
Secondo Marcela Uribe, general manager Southern Europe di ADP "nonostante l’acceso dibattito in merito al divario retributivo di genere, il, problema sta peggiorando. Gli aumenti salariali delle donne semplicemente non tengono il passo con quelli degli uomini e, durante un periodo inflattivo così grave, il problema è più grave che mai. In un momento in cui molte persone stanno affrontando vere difficoltà finanziarie, le donne stanno ancora una volta subendo la situazione peggiore. È importante che i datori di lavoro dispongano di sistemi solidi per rilevare incoerenze e disuguaglianze nell'importo retribuito del personale in modo da poter affrontare eventuali divari retributivi di genere. In caso contrario, tale ingiustizia potrebbe perpetuarsi, portando alla mancanza di motivazione e minando la lealtà nel migliore dei casi, innescando un esodo di talento femminile che danneggerebbe gravemente la reputazione dell’azienda stessa, minando al suo cosiddetto employer branding”, spiega ancora.
Dalla ricerca emerge inoltre che un italiano su 4 (23%) pensa che rispetto a tre anni fa il divario retributivo sia migliorato all’interno della propria azienda, ma il 50% pensa che la situazione sia la medesima, e il 20% che sia addirittura peggiorata. Anche i lavoratori più giovani e anziani credono che saranno trascurati dai loro datori di lavoro quando si tratta di aumento di stipendio e bonus nell'anno a venire.
Il 44% della fascia di età della "Generazione Z" (18-24 anni) prevede di ricevere un aumento di stipendio nei prossimi 12 mesi, in linea con la media italiana. La percentuale cresce al 53% nella fascia 25-34, al 45% in quella 35-44, e scende al 38% in quella 45-54 e al 36% tra i 55+. Allo stesso modo, solo un quarto (23%) della Generazione Z e di coloro che si avvicinano all'età pensionabile (25%) credono di essere in linea per un bonus, contro circa 1 su 3 dei loro colleghi.
Per Uribe: “Ignorare sia i lavoratori esperti sia i giovani talenti potrebbe rivelarsi una scelta miope, anche se per molti ha un senso dal punto di vista finanziario. Le competenze e il potenziale dei lavoratori più o meno esperti potrebbero andare perduti se i lavoratori pensassero di poter ottenere una retribuzione più alta altrove". "I datori di lavoro devono impegnarsi con la nuova generazione che entra nel mercato del lavoro, non dimenticandosi del know how delle generazioni più anziane”, conclude.
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