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Non abbiamo nulla a che fare con Israele

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Il passaggio sereno nel Mar Rosso per le navi ha la soluzione: issare uno striscione che nega coinvolgimenti con lo stato israeliano

Gli Houthi hanno annunciato che 64 navi hanno attraversato il Mar Rosso "in sicurezza", dopo aver issato uno striscione "Non abbiamo nulla a che fare con Israele". Ad affermarlo in un post su 'X' è Mohammed Ali al-Houthi, membro del Consiglio Politico Supremo del gruppo. "La soluzione più semplice per consentire alle navi di passare in sicurezza mentre transitano dal Mar Rosso è quella di mettere le parole 'Non abbiamo nulla a che fare con Israele'", scrive ancora.

Intanto l'Amministrazione Biden definisce piani per una campagna militare prolungata contro gli Houthi in Yemen, che l'Iran è accusato da anni di sostenere. Lo scrive il Washington Post, dopo dieci giorni di raid che non sono riusciti a fermare gli attacchi degli Houthi, che ostacolano il traffico marittimo, alimentando i timori tra alcuni funzionari che un'operazione a tempo indefinito possa "far deragliare la fragile pace" nel Paese e "trascinare" gli Usa in un "altro conflitto imprevedibile". Il Post scrive di funzionari di alto livello convocati mercoledì alla Casa Bianca per parlare delle opzioni per il futuro della risposta dell'Amministrazione agli Houthi.

Da novembre, secondo il giornale, sono stati più di 30 gli attacchi contro mercantili sferrati dagli Houthi con missili e droni. E la risposta Usa in "rapida espansione" rischia di trascinare Biden in un'altra campagna incerta nella regione. Funzionari dell'Amministrazione hanno descritto la strategia in Yemen come un lavoro per intaccare le capacità militari di alto livello degli Houthi.

"Abbiamo le idee chiare su chi siano gli Houthi e sulla loro visione del mondo - ha detto un funzionario - Quindi non siamo sicuri che si fermeranno immediatamente, ma stiamo cercando di ridurre e distruggere le loro capacità". I funzionari non si aspettano che l'operazioine andrà avanti per anni come per Iraq, Afghanistan o Siria, ma affermano che è difficile prevederne la fine. 

Né è possibile prevedere quando saranno adeguatamente intaccate le capacità militari degli Houthi, che dal settembre 2014 controllano la capitale yemenita Sana'a e che adesso con i loro attacchi stanno ridefinendo la mappa del trasporto marittimo globale. Le forze Usa lavorano anche per intercettare le forniture di armi dall'Iran. "Non stiamo cercando di sconfiggere gli Houthi. Non c'è alcuna voglia di invadere lo Yemen", ha detto un diplomatico. Secondo un funzionario Usa, i primi raid statunitensi e britannici sono riusciti a "danneggiare in modo significativo" gli asset militari presi di mira, ma gli Houthi hanno un arsenale significativo.

"E' impossibile prevedere esattamente cosa accadrà", ha detto un funzionario. Per Mohammed al-Basha, esperto di Yemen del Navanti Group, gli Houthi sono molto incentivati ad andare avanti. "Quando attaccarono l'aeroporto di Abu Dhabi ebbero molta attenzione, ancor di più quando attaccarono Aramco - ha ricordato riferendosi ad attacchi degli anni scorsi negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita - Ma l'attenzione che stanno ricevendo oggi per gli attacchi nel Mar Rosso è inaudita e ne sono molto felici".

E, di fronte all'iniziativa americana, il Post scrive di funzionari Usa che hanno espresso il timore che l'intervento militare Usa possa vanificare i successi diplomatici per porre fine al conflitto in Yemen o aggravare ulteriormente la già disperata situazione umanitaria nel Paese, il più povero del mondo arabo. Ci sono voci al Dipartimento di Stato e all'Usaid che temono gli Houthi vengano spinti a espandere gli attacchi contro obiettivi sauditi, raffinerie per prime, provocando il fallimento del lavoro per un accordo di pace e la fine di una guerra che in nove anni in Yemen ha fatto centinaia di migliaia di morti. Perché mancano ancora molti passi per consolidare un accordo di pace. 

22 Gennaio
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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