L'Italia nella morsa della crisi alimentare
Paganini (Competere): 'serve un piano strategico per prevenire e affrontare la carenza di materie prime alimentari'
“L’Italia deve sviluppare un piano strategico nazionale per le materie prime alimentari, da aggiornare regolarmente, per fare in modo che crisi come quella attuale non accadano più". Questa la possibile soluzione all’attuale crisi delle materie prime alimentari secondo Pietro Paganini, fondatore e presidente di Competere - Policies for Sustainable Development, think tank, che si occupa di sviluppare policy per lo sviluppo sostenibile disponendo della maggiore piattaforma di discussione scientifica in Italia sulla sustainable nutrition.
“Gli attori della filiera agroalimentare italiana -spiega- sono frammentati e rischiano di avere poco potere contrattuale all’interno dello scenario globale delle materie prime, rimanendo così in balìa di dinamiche speculative e ideologiche. Dobbiamo lavorare come sistema Paese, tracciando una strategia di medio-lungo periodo che possa prevedere le esigenze della comunità e determinare le modalità di approvvigionamento per soddisfarle. Un piano strategico nazionale per le materie prime alimentari, con durata decennale e aggiornato ogni anno, che sostenga le realtà italiane nella definizione di scelte strategiche coerenti, solide e sostenibili”, continua Paganini.
Secondo Paganini "il piano strategico dovrebbe puntare a tre obiettivi principali: reperire materie prime ad un costo competitivo e stabile; Diversificare le fonti di approvvigionamento in un’ottica geopolitica strategica, garantendo così resilienza e flessibilità ed evitare eccessiva dipendenza verso alcuni Paesi; Assicurare criteri di sostenibilità sociale ed ambientale oltre che il rispetto dei diritti dei lavoratori coinvolti, in un’ottica non ideologica ma di sostanziale pragmatismo".
E Paganini sottolinea che “nelle ultime due settimane, i prezzi delle commodity agricole maggiormente legate a Russia e Ucraina hanno subito aumenti considerevoli: quasi il 17% il grano, più dell’11% il mais. Questa volatilità è destinata a durare a lungo, per ragioni di tipo sia commerciale (interruzione degli scambi, dazi, speculazioni) che materiale (distruzione delle coltivazioni e perdita dei raccolti)”.
“La dinamica attuale ci fa capire che dobbiamo lavorare per eliminare le rigidità delle catene di approvvigionamento di alcuni prodotti, abbandonando atteggiamenti dogmatici che hanno provocato serie distorsioni. Ad esempio, la scelta di boicottare l’olio di palma per ragioni evidentemente commerciali ha portato gli operatori a riversarsi in massa sull’olio di girasole, una commodity che presenta vari problemi, di cui l’Ucraina è - o meglio è stato - il primo produttore al mondo, visto che ora non esporta più, ma non sta nemmeno ripiantando. Le scorte stanno finendo e molti trasformatori stanno già tornando verso l’olio di palma, la migliore alternativa possibile disponibile sul mercato, che ha dimostrato di essere salutare e soprattutto sostenibile. Questo ritorno deve convincere le imprese a investire su qualità, resilienza e sostenibilità valutando con più attenzione le scelte del marketing”, prosegue Paganini.
“Con un’attenta definizione strategica non sarebbe successo: guidati scelte razionali e non da logiche esclusivamente commerciali di breve termine o ideologiche, avremmo continuato a investire sulla filiera dell’olio di palma certificato sostenibile migliorandone ulteriormente le performance sia nutrizionali che ambientali", continua ancora Paganini. "Le nostre imprese, soprattutto le medio piccole della filiera alimentare, devono essere aiutate con strumenti di analisi strategica. Dobbiamo progettare filiere efficienti, resilienti, geopoliticamente efficaci e sostenibili. Altrimenti saremo sempre costretti a rincorrere le contingenze e le crisi di turno che saranno sempre più frequenti, di fatto compromettendo la nostra effettiva capacità di essere sostenibili. Dobbiamo avere un piano strategico a livello di Paese per creare catene di fornitura resilienti, diversificate e capaci di assorbire shock esogeni. Da qui dipenderà la nostra reale capacità di sviluppo futuro", conclude Paganini.
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