Crescono i permessi per i migranti in Italia
L'Istat fotografa la situazione del numero di stranieri presenti nel nostro Paese ma siamo lontani dalllo standard europeo
Sono aumentati consistentemente (+42,6%) anche i nuovi permessi rilasciati per studio che hanno superato quota 25mila, un livello che non si toccava dal 2013. Rispetto alla movimentazione totale di nuovi permessi i documenti concessi a studenti rappresentano il 5,6%. E' quanto emerge da un report dell'Istat.
Nel 54,7% dei casi il permesso di soggiorno per studio è ottenuto dalle ragazze. I principali Paesi di cittadinanza dei giovani che hanno deciso di studiare in Italia nel 2022 sono: la Cina (4.075); l’Iran (3.125); la Turchia (1.863); l’India (1.791); gli Stati Uniti (1.252) e la Federazione Russa (1.157). Salvo che per l’India, tra i Paesi sopra menzionati le donne superano gli uomini. Gli studenti non comunitari che arrivano in Italia hanno un’età media di 25,6 anni e nel 2022 si sono stabiliti soprattutto in Lombardia, che da sola ha accolto quasi il 26% degli studenti non comunitari, davanti a Lazio e Piemonte.
Emerge chiaramente come gli spostamenti per studio seguano percorsi migratori sui generis rispetto alle altre forme di migrazione internazionale. I principali paesi di cittadinanza non ricalcano quelli dei flussi migratori in generale. Come esempio si può citare la collettività iraniana, per la quale i permessi per studio rappresentano più dell’84% di tutti i nuovi documenti rilasciati nel 2022. Anche per il Kazakhistan, il rilascio di 595 nuovi permessi per studio costituisce l’81,5% del totale, cosa che peraltro rende questa piccola collettività la nona assoluta per arrivi per questa particolare motivazione.
Secondo i dati Eurostat però, nonostante il sensibile aumento dei permessi per studio rilevato nell’ultimo anno, l’Italia è indietro rispetto ad altri Paesi europei. In Francia se ne registrano quasi 105mila, in Germania oltre 70mila e in Spagna quasi 59mila. Se si considera poi l’incidenza dei permessi per studio sul totale di quelli emessi nel corso del 2022, l’Italia si colloca solo alla diciannovesima posizione nella Ue27.
Sulla scarsa attrattività italiana pesano diversi fattori strutturali. Tra questi, una lingua non facile da apprendere e poco spendibile sul versante internazionale, per quanto siano in crescita gli istituti scolastici e universitari in grado di offrire corsi in lingua inglese, ma anche difficoltà sul piano dell’accoglienza (si pensi ad esempio alla cronica carenza di alloggi per gli studenti fuori sede) e sul piano dell’inserimento stabile nel mercato del lavoro italiano.
A quest’ultimo riguardo, tra le motivazioni che possono attrarre studenti stranieri sussiste nei fatti la possibilità di stabilirsi in Italia, convertendo il permesso di studio in un permesso per lavoro. I dati, tuttavia, evidenziano che dei circa 23mila cittadini non comunitari che avevano ottenuto un permesso di soggiorno per studio nel 2015, meno di 3mila hanno ancora un permesso in corso di validità al 1° gennaio 2023 (circa il 13%). Tra questi il 49% ha un permesso di lungo periodo, il 28% ha un permesso per lavoro mentre il 17% sta ancora studiando.
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