Il Cav vedeva cose che gli altri non vedevano
Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, ricorda il ciclo vincente dei rossoneri del Milan in Europa e nel mondo
"Era un uomo generoso, era un passo avanti a tutti. Vedeva quello che altri non vedevano, a tutti i livelli. Ho conosciuto una grande persona. È stato come una slavina che cade in uno stagno. Ha trascinato il calcio italiano. Andate a vedere dal 1983 al 1993 quante coppe si sono vinte in Italia sotto la spinta di Berlusconi. Il traino è stato lui". Così Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, ospite di Palla al Centro su Rai Radio 1 Sport, ricordando Silvio Berlusconi, morto stamattina all'età di 86 anni.
Il primo incontro con Berlusconi: "Quando mi presero al Milan gli dissi: 'O siete dei geni o dei pazzi'. Firmai in bianco, i soldi non mi interessavano. Noi avevamo vinto il campionato di C col Parma e la prima amichevole la facemmo contro il Milan che aveva appena comprato 5 giocatori della Nazionale. Lui venne a vedere la partita, finita la quale il presidente del Parma mi disse che Berlusconi voleva conoscermi. È venuto nello spogliatoio e mi ha detto: 'La seguirò'. Venti giorni dopo venimmo sorteggiati nello stesso girone di Coppa Italia del Milan e di lì a quindici giorni andammo a giocare a San Siro. Vincemmo a San Siro 1-0, ritornò e mi disse: 'La seguirò anche in campionato'. Così fece. A febbraio venimmo sorteggiati ancora una volta contro il Milan e li ribattemmo ancora a Milano. Dopo due giorni mi chiamò e mi disse che ero il nuovo allenatore del Milan".
"Mi scelse perché diceva: 'Se riesce a far giocare così degli sconosciuti, con i nostri giocatori di livello cosa succederà?' Questo era il suo ragionamento. Berlusconi era avanti a tutto e tutti. Lui mi ha aiutato sempre. Non ci può essere una grande squadra se dietro non c'è un grande club. Per avere successo nel calcio, prima viene il club, poi la squadra, poi i singoli. Berlusconi l'ha capito prima di tutti".
Avrebbe avuto lo stesso successo senza Berlusconi? "Non credo sarei riuscito a imprimere una svolta così prepotente e forte al calcio italiano senza Berlusconi. Però siamo andati oltre il sogno, quando mi disse che dobbiamo diventare la più grande squadra al mondo, io gli dissi che poteva essere frustrante e anche limitativo. Quando vincemmo la Coppa dei Campioni nel 1989, lui mi disse che potevamo cominciare a darci del tu. Io risposi: 'Non ce la faccio'. E lui disse: 'Ti insegno io: ti metti davanti allo specchio e cominci a ripetere Silvio è uno stronzo. Poi vedi come verrà naturale darmi del tu'. Era un grande. Riusciva a divertire, convincere e vincere". L'aneddoto: "Era sempre ottimista e positivo. Solo una volta mi disse: 'Vincere questa finale o perderla inciderebbe molto'. Io gli risposi: 'Ah mi vuole mettere a mio agio insomma'. Vincemmo quella finale col Benfica".
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