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Quelle emozioni nelle storie del maggiore Morosini

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I romanzi di Giorgio Ballario che vedono protagonista l'ufficiale nei territori dell'A.O.I. saranno presentati al Salone del Libro di Torino

I libri sono per la gente che spera di essere altrove. Giorgio Ballario ti mormora questa frase di Mark Twain e non fai fatica a credergli quando ti racconta dei suoi romanzi, delle sue ispirazioni, del suo credo. E sì, perché Ballario è il giornalista de La Stampa che dal 2008 ci racconta le storie del maggiore Morosini, quello dei reali carabinieri che se ne sta lontano, in un altrove immaginifico come le terre dell’Africa Orientale Italiana, quello che porta il lettore tra amba e sambuchi, tra ascari e madame, in città di fondazione così ben descritte che sembra quasi di toccare quel marmo squadrato stretti nella cappa del caldo del Tropico del Corno. 
Lui che è di Torino presenterà ‘Le indagini del maggiore Morosini’ al Salone del Libro domenica 17 alle 18.15 presso la Sala Londra, una soddisfazione concreta per chi si guadagna da vivere scrivendo di storie altrui osservandole da un punto di vista privilegiato come quello di un redattore, che pur avendo collezionato cinque romanzi del ciclo dell’ufficiale carabiniere in terra africana, più quattro romanzi sparsi e due saggi niente male per tema e trattazione, gli è negata la celebrazione di nome e cognome alla voce scrittore su Wikipedia. 
Comunque, Giorgio Ballario crea la figura del maggiore Morosini, quest’ufficiale dei carabinieri leale e onesto, uomo tutto d’un pezzo, ascoltando e facendo proprie le suggestioni dei racconti africani di lontani parenti che in quelle terre avevano servito la patria nel 1936 con l’invasione dell’Etiopia e con la guerra d’Africa durante il secondo conflitto mondiale, “ma aveva agito su di me anche il fascino di terre lontane, esotiche, mai raccontate in narrativa con così grande dovizia di dettagli, poiché i rigori della storia recente avevano calato un velo su quel periodo. Io invece vi ho ricavato una buona cornice per ambientare dei gialli storici che catapultano protagonisti letterari e lettori in una sorta di Far West, dove diversi caratteri di gente cerca fortuna, riscatto, avventura, ma anche di civilizzare ed evangelizzare”. È la voglia d’avventura quella che spinge Ballario ad approfondire e studiare la storia di quel periodo, rifiutando di calare nelle architetture narrative un uomo che pensa e agisce come un moderno investigatore, certo, sempre con le sue umane fragilità, ma ligio a un dovere omologato, tipico dell’epoca. “Sarebbe stato ridicolo applicare a Morosini e a tutti i personaggi delle storie degli anni ’30 categorie mentali non inerenti all’epoca, così cerco di descrivere come del tutto naturale l’atteggiamento colonialista di italiani ed europei senza lasciarmi influenzare dal politicamente corretto a scoppio ritardato - racconta -, anche se probabilmente l’aspetto che i lettori più apprezzano sono le descrizioni dei paesaggi e dei costumi”. Chiaro, il nostro maggiore si muove tra femmes fatales, agenti segreti, giornalisti impiccioni, ribelli etiopi e cospiratori in uniforme, cercando di risolvere casi con indizi, confessioni e testimonianze, agendo sul lato umano. “Morosini non possiede l’acume di Sherlock Holmes né è un eroe dell’hardboiled che con pugni e pistole risolve casi - continua Ballario -, ma è un tipico funzionario dello stato fascista, stretto nella sua normalità, con slanci nostalgici per la sua Italia, innamorato delle donne sbagliate, leale con gli amici e in frequente contrasto con i suoi superiori. Certo, è tutto il contrario di Hector Peruzzo”. Ecco. Ecco l’altra faccia di Giorgio Ballario, che oltre ai pezzi da collezione ‘Intrigo ad Asmara’, ‘Le nebbie di Massaua’, ‘La rosa di Axum’, ‘Morire è un attimo’ e ‘Una donna di troppo’ del ciclo di Morosini costruisce una fauna umana che mica scherza. Così, arriva Hector Perazzo, un altro personaggio uscito dalla creatività narrativa di Ballario, che denota l’altra grande passione del romanziere torinese prestato al giornalismo. Hector Peruzzo è un investigatore privato che danza tra il legale e l’illegale, sfanga la giornata, ha perso l’identità argentina ma non ha mai abbracciato interamente quella torinese. E sì, perché Perazzo è un emigrante di ritorno, ora né più sudamericano e né italiano, un uomo di frontiera interiore che vive le sue storie come fossero l’unica vita che tollera, tant’è che su di lui Ballario sfoga non solo la sua passione per le cose sudamericane ma celebra anche l'amore viscerale che lo salda a Torino. “Il SudAmerica è l’altro mio grande interesse, dai fumetti alla musica passando per il calcio e soprattutto apprezzando quella letteratura unica di quei Paesi: la suggestione che ne ricavai sin da adolescente fu forte, tant’è che poi c’è sempre un pezzo di latinoamericanità nei miei romanzi ambientati nel mondo di oggi” ammette. Slanci narrativi che si percepiscono e si trovano in Dante Finazzi, killer imbolsito e disilluso de ‘Niente di personale’, in Fabio Montrucchio, leguleio dall’anima disperata de ‘Il destino dell’avvoltoio’, e ovviamente in Hector Perazzo, investigatore privato, apolide nel cuore, antieroe o eroe suo malgrado in ‘Nero Tav’ e ‘Torino non è Buenos Aires’, o addirittura in un anarcoribelle realmente esistito protagonista della biografia ‘Vita spericolata di Albert Spaggiari’, cioè quel criminale che nel 1976 dalle fogne assaltò con successo il caveau della banca di Nizza fuggendo con un bottino dal valore attuale di 30 milioni di euro: quindi, una galleria di protagonisti, primari e secondari, irrisolti, impazienti di vivere, assetati di passione, ossessivamente disperati, smarriti nei loro sogni e consapevoli che non taglieranno mai un solo traguardo per conto della cosiddetta normalità, animati da un senso di inquietudine che li divora e che li trasmette al lettore in nome di quella emozione che Ballario rivendica come una griffe per i suoi scritti. E qui si ritorna alla frase di Mark Twain che corrode l’emisfero destro di Ballario: “è tutto riconducibile alla magia dello scrivere, del creare storie, del leggere, che ti permette di uscire dal grigiore quotidiano, proiettandoci in uno spazio e tempo che oltrepassiamo, venendo a contatto con forme di umanità tra le più disparate”. Leggere Ballario per credere. 
3 anni fa
Autore
Gian Luca Campagna

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