Il caldo miete ancora le sue vittime: 61.672 in Europa
La ricerca ha analizzato il database Eurostat sulla mortalità. L'Italia è risultata la prima per numero di decessi legati al caldo nel periodo (18.010)
61.672 morti attribuibili al caldo tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022 in Europa: questa la stima in uno studio, condotto dall'Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal) in collaborazione con l'Istituto nazionale della salute francese (Inserm) in 35 Paesi Europei e pubblicato su Nature Medicine. La ricerca ha analizzato il database Eurostat sulla mortalità. L'Italia è risultata la prima per numero di decessi legati al caldo nel periodo (18.010), seguita da Spagna (11.324) e Germania (8.173). Per il Wwf Italia, "la ricerca dimostra che siamo ancora impreparati di fronte all’accelerazione del cambiamento climatico, oltre a non agire in modo minimamente adeguato per abbattere le emissioni ed evitare che il fenomeno progredisca a livelli ingestibili".
"Le emissioni di gas a effetto serra provocate dalle attività umane (uso dei combustibili fossili, deforestazione, ecc.) hanno portato a un aumento rilevabile delle temperature globali, associato ad un incremento della frequenza e dell'intensità delle ondate di calore e delle estati calde. Si tratta ormai di fenomeni che si ripetono, non fenomeni rari o eccezionali come fu l’ondata di calore del 2003 - spiega l'associazione - Nonostante proprio dal 2003 si sia presa coscienza dell’impatto potenziale delle ondate di calore e si siano messe in atto misure di intervento, le modalità per affrontare il fenomeno risultano ancora del tutto insufficienti: occorre una rivalutazione e un rafforzamento delle piattaforme di sorveglianza della situazione, dei piani di prevenzione e delle strategie di adattamento a lungo termine".
In Italia "preoccupa particolarmente, per esempio, il fatto che l’intervento sanitario sia visto solo in termini di emergenza (pronti soccorso e case della salute) laddove i passi più importanti sono quelli che dovrebbero attuare i medici di famiglia e di base (per esempio, revisione ed eventuale integrazione immediata della terapia) e i servizi di assistenza sociale".
“Come per la mitigazione (abbattimento delle emissioni), l’adattamento al cambiamento climatico non è entrato in modo integrato e sinergico in tutte le politiche - ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia - Questo fa sì che il nostro intervento sia meno efficace e monco. Certamente le autorità sanitarie sono molto più coscienti dell’impatto, ma occorre maggiore programmazione, integrazione, prevenzione e azione. Del resto, siamo ancora in attesa che venga definitivamente varato il Piano Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico, e soprattutto che si entri in una fase davvero operativa e concertata. Per una maggiore e più efficace governance climatica anche per l’adattamento, sicuramente serve che l’Italia si doti al più presto di una Legge sul Clima”.
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