La natalità? Il primo problema è l'autonomia dei giovani
Un paragone è particolarmente rilevante. Nel 1943, primo trimestre con la guerra, nacquero 243.191 bambini; nel primo trimestre 2023 sono nati 91.300 bambini
Numeri impietosi che mettono in relazione demografia e natalità. Gian Carlo Blangiardo, già Presidente Istat, Statistico e Professore Ordinario di Demografia, Università Milano Bicocca, nel corso di una sessione del Meeting di Rimini, lancia un’operazione di conoscenza e sensibilizzazione, descrivendo il quadro dell’attuale trend demografico. Dal 2014 si sono persi 1 milione e 561 mila residenti, caduta della popolazione verificata solo in occasione della Prima guerra mondiale; dal 2014, si è registrato ogni anno sempre il record della più bassa natalità; nel 2022 si sono registrate 393mila nascite, sotto soglia 400mila.
Un paragone è particolarmente rilevante. Nel 1943, primo trimestre con la guerra, nacquero 243.191 bambini; nel primo trimestre 2023 sono nati 91.300 bambini. “In una situazione drammatica, c’era comunque un senso di futuro attraverso la natalità che oggi c’è a livello di un terzo”, commenta Blangiardo.
La prospettiva è di un calo di 3 milioni di residenti nei prossimi 20 anni, “soprattutto in corrispondenza della componente produttiva, quella che paga i contributi”, evidenzia lo statistico. La popolazione in età 65 + aumenterà di 4,7 mln, con 535mila ultra novantenni. Questo calo, osserva Blangiardo, “sarà solo in parte compensato dalla presenza straniera: servirebbero 531.178 immigrati netti ogni anno con evidenti problemi di integrazione”.
Il focus sui giovani mette in evidenza il cuore del problema. Ogni 100 persone in età 30-34 ce ne sono 444 che vivono nella famiglia di origine nel 2021; c’è poi il tema del passaggio dei giovani alla genitorialità: per ogni 100 già genitori, 279 sono ancora nella condizioni di figli nella famiglia di origine nel 2021.
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