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Il ministro Cingolani divide con l'apertura al nucleare

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Le esternazioni del ministro alla transizione ecologica trovano il parere favorevole di Fareambiente

"Il nucleare non deve essere un tabù". Così il ministro della transizione ecologica Cingolani esprimendo che ambientalismo e tecnologia debbano essere compagni e non avversari. Un'uscita che ha disorientato i verdi ma che ha trovato la sponda di alteri estimatori. "Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti ideologici -ha dichiarato il ministro, che è un fisico-. Loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati se non facciamo qualcosa di veramente sensato",  ha affermato Cingolani, intervenendo alla scuola di formazione di Italia Viva a Ponte di Legno, invitando ad andare oltre l'ideologia. Ancora: "Sul nucleare si affacciano tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia". 

“Finalmente un ministro che ci dà ragione. Da anni predichiamo che l’ambientalismo debba essere ragionevole, coniugare lo sviluppo con la sostenibilità e non debba essere ideologico e fondamentalista”: è il commento del presidente nazionale dell’associazione ambientalista Fareambiente, Vincenzo Pepe, sull’apertura del ministro Cingolani al nucleare, per favorire la transizione ecologica.

“Il ministro Cingolani -prosegue Pepe- ha avuto da tecnico il coraggio e la forza di dire espressamente che è necessario per l’Italia andare verso un ambientalismo ragionevole che non nega lo sviluppo”. Pepe porta come esempio il ciclo integrato dei rifiuti “in cui occorre mettere in campo le nuove tecnologie che devono essere sostenibili perché ambiente è qualità della vita, ma è la tecnologia che ci dà un potenziale di qualità di vita più alto. Siamo l’unico movimento in Italia -ricorda il presidente di Fareambiente- a portare avanti la battaglia per un ambientalismo più concreto. Già nel 2011 predicavamo che la ricerca sul nucleare in medicina andava e va incentivata. Se un paese rinuncia per motivi ideologici alla ricerca -conclude- vuol dire che non è destinato ad avere futuro e che sarà un paese succube dal punto di vista dell’energia e dello sviluppo ad altre realtà europee che al fianco degli incentivi per il rinnovabile, considerano anche che la ricerca sul nucleare imprescindibile”.

3 anni fa
Autore
Redazione

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