Open Arms all'attacco del ministro Piantedosi
'Non convince, violazioni dei diritti decise a tavolino. Le politiche italiane e Ue capitolo triste, se sulla barca fossero stati turisti sarebbe stato lo stesso?'
"Le politiche italiane ed europee di questi ultimi anni rappresentano un capitolo drammatico della nostra storia, la verità è che le violazioni dei diritti e della vita sono state sistematiche e decise a tavolino sulla pelle della povera gente, delle persone più vulnerabili, le stesse per cui ci indigniamo quando muoiono o vengono perseguitate nei loro Paesi di origine. Chi viaggiava sull’imbarcazione naufragata a Crotone veniva prevalentemente dall’Afghanistan e sappiamo bene cosa è accaduto lì due anni fa e per responsabilità di chi". A dirlo è Veronica Alfonsi, presidente di Open Arms Italia, dopo l'informativa alle Camere del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, sulla strage di migranti di Cutro.
Un intervento, quello del capo del Viminale che "non ci ha convinto affatto, sono state dette molte parole, ma di fatto non ci ha spiegato perché quelle persone non sono state soccorse", sottolinea Alfonsi. Il ministro ha fatto riferimento al ruolo di Frontex. "Ha sostenuto che l’assetto aereo monitorava l’imbarcazione e non riteneva che fosse in pericolo - sottolinea Alfonsi -. Un’imbarcazione evidentemente sovraccarica in condizioni meteo evidentemente proibitive non doveva essere considerata in pericolo? E come mai le motovedette della Guardia di finanza sono dovute rientrare se le condizioni meteo erano buone?".
"Se su quell’imbarcazione ci fossero stati dei turisti europei o degli italiani, davvero nessuno sarebbe uscito a verificare la situazione - chiede adesso la presidente di Open Arms Italia -? Erano talmente al sicuro secondo il ministro che sono morti in più di 70".
Un ampio passaggio dell'intervento del capo del Viminale è stato poi dedicato al ruolo della Guardia costiere e all'impegno onorato in questi anni nel soccorrere e salvare vite umane. "Nessuno più di noi è consapevole del lavoro che svolge la Guardia costiera - dice ancora -, sappiamo che sono uomini di mare e che per loro la priorità è salvare vite. Fino al 2018 le navi umanitarie hanno collaborato con la Guardia costiera con l’obiettivo comune di soccorrere il maggior numero di persone possibile. Il problema non è la Guardia costiera, ma quali indicazioni vengono date dai ministeri competenti. Non uscire oltre le 12 miglia nautiche, non intervenire finché non è strettamente necessario e così via".
Il ministro, parlando del decreto che prevede una stretta sull'attività delle ong ha sottolineato che le navi umanitarie non sono presenti in quel tratto di mare e che è " incomprensibile" ogni collegamento tra quelle norme e la strage avvenuta al largo delle coste calabre. La risposta di Alfonsi arriva a stretto guro di posta. "E dunque? Perché lì dove, invece, siamo presenti per scongiurare tragedie come quella di Crotone, il ministro pensa bene di fare un decreto che ostacola il nostro lavoro? Perché ci vengono assegnati porti distanti 4/5 giorni di navigazione per allontanarci dal mare? Perché veniamo fermati e multati?".
Sabato Open Arms sarà presente a Crotone in occasione della manifestazione organizzata per chiedere "verità e giustizia" per le vittime dell'ennesima strage di migranti. "Speriamo che a sfilare siano in tanti - conclude Alfonsi -, che finalmente i cittadini e le cittadine di questo Paese comprendano che bisogna pretendere con forza che i diritti vengano rispettati, che le vite vengano salvate. Speriamo di non dover più assistere a tragedie simili, ma soprattutto speriamo di non dover tornare in mare da soli, ma di avere finalmente un popolo a terra che idealmente è in mare al nostro fianco".
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