I vaccini vanno aggiornati per tutti
Il professor Palù: "Dobbiamo avere fiducia nei vaccini attuali, che proteggono ancora molto bene verso la malattia grave"
"Dobbiamo avere fiducia nei vaccini attuali, che proteggono ancora molto bene verso la malattia grave, e sperare nella ricerca affinché produca per l'autunno dosi aggiornate e farmaci sempre più efficaci". Lo sottolinea Giorgio Palù, professore emerito di Virologia all'Università di Padova, presidente dell'Aifa ed ex membro del Cts, fa il punto dopo in un'intervista a 'La Stampa'. I nuovi dati dell'istituto superiore di sanità sulle 397mi1a reinfezioni con Sars-Cov-2 da fine agosto. Come contestualizza questi ricontagi? "Sono l'ennesima prova che non ha senso parlare di immunità di gregge - risponde - Per farlo ci vorrebbe un virus stabile e un vaccino che copra totalmente. Da notare invece è che il virus diventa sempre più endemico e che circa il 90% delle infezioni, considerando anche i non vaccinati e i reinfettati, risulta asintomatico".
La vaccinazione dunque resta fondamentale? "Certamente, purtroppo l'utilità della quarta dose viene sottovalutata sia in Italia sia in altri Paesi come la Germania", aggiunge. E in autunno la faremo tutti? "L'Ema ha ricordato che per l'intera popolazione bisogna puntare su vaccini aggiornati alle varianti e sottovarianti circolanti - rimarca Palù - oltre a cercare nel lungo periodo un vaccino polivalente contro tutti i coronavirus. Quando i primi saranno approvati - verranno valutati probabilmente a settembre - si potranno fare".
Perché Omicron produce tante sottovarianti? "Il Sars-Cov-2 varia continuamente in maniera casuale. Può succedere nei soggetti immunodepressi in cui l'infezione dura più a lungo o può avvenire per ricombinazione con uno scambio di geni tra due virus che infettano una stessa cellulaumana o animale - osserva lo scienziato - Il caso del passaggio di specie uomo-animale-uomo lo abbiamo già visto con il pipistrello e ivisoni, ma può avvenire anche con altre specie come criceti e furetti. E possibile che in questo momento siamo più attenti che in passato al sequenziamento e dunque seguiamo meglio l'andamento del virus. Non possiamo escludere che Omicron muti in una variante molto diversa e più patogena, ma sarebbe un processo contrario al destino evolutivo del virus che finora ha perso virulenza non infettando più i polmoni".
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