Il Po mai così a secco
L'allarme del Wwf: 'Ci aspettano mesi critici per agricoltura, biodiversità, laghi, produzione di energia elettrica'
La gravissima siccità che ha colpito il Po e gran parte dei fiumi italiani è la peggiore degli ultimi 70 anni ed è ancor più grave per essersi manifestata in anticipo, fin dalla fine dell’inverno, rispetto ad altri analoghi eventi straordinari degli ultimi 20 anni (2003, 2006, per esempio) che si sono verificati verso giugno e luglio. Ci aspettano mesi ancora più critici per l’agricoltura, per la biodiversità, per i laghi, per la produzione di energia elettrica. Lo fa sapere il Wwf nella Giornata Mondiale Desertificazione e Siccità.
Le temperature medie fino a due gradi più alte della media stagionale e la pressoché scomparsa di precipitazioni in tutta Italia, provoca fenomeni come la sparizione della neve sulle Alpi in Piemonte e Lombardia, nei laghi, a cominciare dal Lago Maggiore, siamo ai minimi storici del periodo, si salva un po' solo il Lago di Garda. C’è un significativo e generale decremento del volume annuale che defluisce a mare dai nostri principali fiumi (Po, Adige, Arno, Tevere), caratterizzato da riduzioni pari a 15% per il Tevere e di oltre l’11% per il Po nel periodo 2001-2019 rispetto al precedente periodo 1971-2000.
La prolungata siccità di quest’anno ha provocato e sta provocando danni alla biodiversità, soprattutto a tutti quegli organismi legati alle acque interne: il prosciugamento di molte piccole e grandi zone umide, tra marzo e maggio, ha impedito o ridotto drasticamente la riproduzione di molte specie di anfibi, alcune delle quali in uno stato di conservazione già critico come il Pelobate fosco insubrico, la Rana di lataste o il Tritone crestato italiano.
Ci sono state morie di pesci in tratti fluviali e zone umide rimaste completamente a secco; inoltre l’asciutta di molti ecosistemi sta mettendo ancora di più in crisi molte specie autoctone favorendo l’ulteriore diffusione di specie alloctone: è il caso delle “cozze d’acqua dolce” (generi Unio, Anodonta, Microcondylea), poco conosciute ma molto diffuse, almeno fino a un recente passato, nelle nostre acque interne, che si stanno rarefacendo sempre più a causa del degrado ambientale e della loro condizione di “filtratori” - sono il gruppo faunistico in assoluto più a rischio - a scapito di alcune specie aliene come la grande cozza asiatica, Sinanodonta woodiana che riesce a sopravvivere per lunghi periodi di asciutta dei corpi idrici senza particolari problemi.
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