Daremo mai dignità al mestiere più antico del mondo?
La proposta del senatore Fazzone per riaprire le case chiuse
Guai a chiamarle escort. Ora sono sex workers. Forse, chiamate così, oggi le prostitute (ma anche i gigolò) potrebbero avere maggiore dignità professionale e più tutele previdenziali. E lo Stato potrà fare (finalmente) cassa, dato che nell’ultimo anno si è stimato che il comparto produce volumi d’affari attorno ai 4,7 miliardi. Chissà se qualche libera professionista del sesso, stanca di lavorare per se stessa, incapace di strategie marketing, possa bussare alla porta dei Centri dell’impiego o degli Uffici interinali per trovare un’occupazione più o meno stabile. Al di là di una facile (e bassa) ironia, il Parlamento sta pensando seriamente di abrogare la legge Merlin, talmente antiquata che non si capisce perché la si nomini ancora, quando ormai domina lo stato di tolleranza. Tra i firmatati di un disegno di legge pronto a legalizzare e legiferare la prostituzione il senatore forzista Claudio Fazzone, in modo da spezzare catene di schiavitù e violenze per chi professa il mestiere più antico del mondo, tutelando le esercenti anche dal punto di vista salutare (fisico e psicologico). Non staremo al passo come Paesi Bassi, Austria e Germania, perché siamo ancora vaticanisti, quindi non sorgeranno case di tolleranza o luoghi di divertimento osé ma monolocali d’appuntamento discreti e monitorati dalle Asl dove consumare il pasto nudo, basta che la forbice anagrafica delle sex worker insista tra i 21 e i 65 anni. Ci sarà regolamentazione in un mondo, quello del sesso a pagamento, dove le regole esistono già ma aspettano solo di essere codificate. Meglio tardi che mai. Parlamento permettendo.
20 Giugno
#comments( $kid $detail.get('kdb_rec_attr.comments') )