Quando la noble art si sposa con la narrativa
I grandi autori della letteratura amavano il pugilato, le loro storie e i loro personaggi fino a scontrarsi sul ring
Dare voce a chi non ha voce. Alla fine è stata sempre questa la finalità della narrativa di certi autori di fronte a uno sport che si pratica, nella sua semplicità, da millenni. Uno post povero, ovviamente. Parliamo del pugilato, la noble art che è stato sublimata nel corso del tempo da cantori e aedi fino ad arrivare a punti di nobile poesia grazie ai racconti di autori come Jack London, Luis Sepùlveda, Marco Pastonisi, Thomas Eliot, Dylan Thomas, Osvaldo Soriano, Ernest Hemingway.
Saranno gli attori del laboratorio teatrale Palco 19, accompagnati dalla chitarra di Andrea Del Monte, a leggere stralci di autori classici e contemporanei che hanno fatto assurgere ad arte letteraria la nobile disciplina del pugilato. L’appuntamento è per lunedì 18 dicembre alle 19 presso il bistrot Bivio in via Neghelli, nella cosiddetta zona pub, all’interno del progetto culturale e sociale ‘La luna, i tramonti e i falò’, coordinato dall’associazione Palco 19 e patrocinato dalla Regione Lazio.
Quando si fonde la boxe con la letteratura non si può prescindere dai tre racconti di Jack London che sublimano l’uomo, le sfide e la narrazione emozionale. Infatti, l’ouverture della lettura parte da quei personaggi disperati, all’inseguimento folle della loro ultima possibilità: una coppia in attesa di sposarsi, un giovane che si mette al servizio della rivoluzione messicana e un padre intento a provvedere al sostentamento della propria famiglia. Così, ecco dipanarsi nella trama la promessa di un futuro migliore promesso da Joe alla sua amata Geneviève, gli ideali rivoluzionari di Rivera per liberare il suo Mexico dalle influenze straniere o nel fine che consente a Bill, ex giovane stella del pugilato sul viale del tramonto, di sbarcare il lunario.
E poi gustosi episodi raccontati in cui la boxe è al centro di una diatriba tra scrittori, che parlando delle proprie passioni arrivano a sfidarsi su un ring. Uno di questi risale all’estate del 1929 e ruota attorno a un incontro di boxe tra Hemingway e lo scrittore canadese Morley Callaghan, in cui Francis Scott Fitzgerald, autore di Il grande Gatsby, fece da arbitro. Callaghan lo racconta nel suo libro autobiografico 'Quell’estate a Parigi', pubblicato nel 1963, e che racconta l’estate del 1929. All’epoca Hemingway, Fitzgerald e molti altri intellettuali e artisti americani – la cosiddetta “Lost generation” – vivevano a Parigi e si frequentavano anche se erano in crisi per diversi motivi. Da un classico a una lettura contemporanea come quella di Marco Pastonisi, che ha confezionato ‘Rocky Marciano blues. Una storia in quindici round e dodici battute’, che racconta a suon di musica la storia straordinaria di Rocky Marciano, il Bombardiere di Brockton, l’imbattuto campione dei pesi massimi, con le sue origini italiane, i 49 match con 49 vittorie e 43 ko. Tra le vittime Joe Louis e Jersey Joe Walcott, Roland LaStarza e Archie Moore; e a giudizio di un’intelligenza artificiale, perfino Muhammad Ali. Ma non c’è solo la boxe: nell’altro angolo del ring ci sono loro, gli uomini e le donne del blues e del jazz, con voci e armoniche, pianoforti e trombe, con le loro origini afroamericane, le storie di razzismo, gli accordi con il diavolo, i colli di bottiglia, le notti nelle bettole e le sessioni in studio. Da una parte ecco le corde del ring e quelle della chitarra.
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