Col Covid giovani più violenti e autolesionisti
A causa del lockdown subito gli adolescenti fanno registrano un incremento dell’aggressività, autolesionismo e trasgressività
Incremento dell’aggressività, autolesionismo e trasgressività. Sono aspetti provocati dal lockdown su giovani e giovanissimi che vediamo sfogarsi sulle piazze delle città o su se stessi. "Il non andare a scuola, - spiega la psicoterapeuta Maria Rita Parsi - la dipendenza da internet, o stare chiusi in casa, con famiglie conflittuali o disfunzionali, il fatto di non poter andare a trovare i nonni considerati 'bene rifugio' per i ragazzi, e ancora, il bombardamento mediatico con morti, funerali e notizie negative tutti i giorni, ha provocato un incremento di frustrazione, aggressività, depressione anche nei giovani. E, per molti di loro, tutto questo si traduce in autolesionismo, fuga e in forme, anche estreme, di violenza e trasgressività (azzordopatia, assunzione di alcol e droghe, ludopatia, risse e baby gang)".
"In un'età di passaggio molto importante, tra i 15 e i 18 anni - continua Parsi, direttrice tra l’altro, della collana 'Covid 20 Linee guida' – dove, già 3 anni, fa si mettevano in guardia le famiglie, la scuola e la società sugli effetti post traumatici, da 'burnout' del post Covid 19 - i ragazzi sono stati costretti in casa, magari alle prese con genitori conflittuali, separati o con famiglie allargate o monoparentali e ben poco ascolto da parte degli adulti, relativamente ai loro desideri, bisogni, paure. Paure, dovute anche alla Dad come ad esempio la paura che un'interrogazione virtuale mal riuscita la cui registrazione, qualora fosse stata fatta circuitare sui social, potrebbe indurre minori fragili a risentirne profondamente".
"Quello che sta accadendo si avvicina moltissimo agli esperimenti dello studioso francese Henry Laborit , riprese anche nel film di Alain Resnais 'Mon oncle d’Amerique', relativamente ai comportamenti di cavie chiuse in gabbia e sottoposte alla somministrazione di scosse elettriche. Se durante le scosse elettriche era possibile fuggire in un'altra zona della gabbia oppure se, in compagnia di un’altra cavia, c’era modo di azzuffarsi, alla fine degli esperimenti gli animali stavano bene. Al contrario, una cavia da sola e senza vie di fuga alla fine dell’esperimento stava male, aveva perso l’appetito, la voglia di accoppiarsi, l’orientamento o poteva essere molto aggressiva. I ragazzi, quasi cavie di un tragico esperimento collettivo, hanno subito, durante il Covid 19, a motivo dell’angoscia di morte, un violento e profondo cambiamento delle loro vite e quindi le loro reazioni, in molti casi alla fine del lockdown sono state altrettanto depressive, disorientate, trasgressive e violente sia verso se stessi, sia verso gli altri. Soprattutto se già erano presenti pregresse le fragilità familiari, educative, sociali".
"Così, quelle creature, chiuse a casa per tanti mesi, in attesa di essere liberate, hanno cercato la salvezza, assai spesso, nella fuga virtuale, attraverso internet o nelle trasgressioni, negli adescamenti online e con tutto quello che poteva essere divertimento, distrazione fino alla ludopatia e all’azzordopaia. E, quando, poi, molti di questi ragazzi hanno ripreso il ritmo quotidiano della loro vita, hanno espresso e sfogato tutto il peso delle esperienze repressive ed angosciose, sospese tra impotenza e paura, anche attraverso forme di depressione, chiusure, i disturbi del sonno, dell’alimentazione, dell’attenzione e, perfino, forme di violenza verso i più fragili o forme di autolesionismo, capaci di dare sollievo, col dolore fisico , al dolore psichico che provavano”.
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