Quale il futuro dell'Iran senza Raisi?
Analisi politica dopo la morte del presidente iraniano: ripercussioni o mantenimento dello staus quo?
Né la politica estera dell'Iran e nemmeno i suoi rapporti con i cosiddetti 'proxy', da Hezbollah agli Houthi fino alle milizie sciite in Iraq e Siria, subiranno ripercussioni per la morte del presidente iraniano, Ebrahim Raisi, e del ministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian. E' quanto sostiene l'analista di Teheran, Fereshteh Sadeghi.
"L'Iran ha agende nazionali e internazionali che sono stabilite e implementate da tutto il sistema politico. Tali agende e strategie possono essere riviste, leggermente ritoccate di volta in volta o implementate in modo diverso dai vari diplomatici o presidenti, ma la linea principale non vede alcun cambiamento", spiega l'analista, secondo cui la morte di Raisi e Amir-Abdollahian "non cambierà la politica estera dell'Iran, soprattutto nella regione del Medio Oriente. Allo stesso modo non ci sarà alcun cambiamento nelle relazioni tra l'Iran ed i cosiddetti proxy".
Sadeghi sottolinea poi come la scomparsa del presidente, da tempo considerato come possibile successore di Ali Khamenei, non alteri la corsa alla carica di Guida Suprema. "Non è detto che avrebbe ottenuto quell'incarico - precisa -. Per questo motivo l'establishment iraniano si limiterà a cancellare il suo nome dalla lista e a concentrarsi su altri possibili candidati".
Chi invece succederà a Raisi stesso? "Per il futuro presidente, il vice presidente (ed attuale presidente ad interim, ndr) Mokhber è sicuramente un candidato. Ma dobbiamo far trascorrere questi giorni, tenere i funerali e poi vedere chi sarà interessato a candidarsi", risponde, ricordando come la Costituzione preveda lo svolgimento delle elezioni presidenziali entro 50 giorni.
Secondo Sadeghi, la scomparsa del presidente non avrà conseguenze neanche sulla stabilità interna del Paese. "La Repubblica Islamica è forte e stabile abbastanza da non vacillare davanti all'opposizione interna o esterna. Gli oppositori della diaspora non sono nella posizione di muovere nemmeno un dito contro la Repubblica islamica. Inoltre, il loro sostegno a Israele durante la recente guerra a Gaza li ha totalmente screditati - conclude - Quando si tratta di opposizione interna, dobbiamo sapere che è una minoranza e che non ha la minima possibilità di destabilizzare il sistema politico. Non sono affatto preoccupata. Non succederà nulla al Paese".
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