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Fabio Rampelli chiede a FdI di uscire dal suo recinto

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Il vicepresidente alla Camera e cofondatore del partito invoca un ruolo di primo piano in Italia e in Europa

Rivendica a Enrico Letta di essere il primo partito d’Italia, ma le parole di Fabio Rampelli, anima di Fratelli d’Italia vanno anche oltre: il vicepresidente della Camera dei deputati sa che se il suo partito vuole rappresentare il centrodestra e porsi come alternativa al centrosinistra deve sdoganarsi rispetto a certe nostalgie che hanno sempre nuociuto al movimento e che il futuro è comunque rappresentato dall’Europa unita.

"Il mio interesse è far primeggiare una destra moderna ed europea per vederla alla guida dell'Italia. Una destra chiusa in un recinto fa comodo a troppi. Oggi siamo il primo partito italiano, si vede anche dall'improvviso plotone d'esecuzione che vorrebbe fucilare Giorgia Meloni alla schiena. Dunque è la destra che deve conquistare il centro, non viceversa ed è già accaduto. Con il 21% siamo già considerati dai cittadini il 'partito nazione', emancipati da reminiscenze ideologiche e proiettati verso un patriottismo repubblicano. Un perimetro più largo, con la destra centrale, non un altro perimetro" dichiara a 'Libero' il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia in una lunga intervista sulle prospettive di Fratelli d 'Italia. 

Sull'importanza dei moderati nel centrodestra osserva che "in Italia è accaduto nel 1994 qualcosa di eccezionale e imprevedibile. Grazie a Berlusconi è nata un'alleanza stabile tra il centro e la destra, ha preso corpo una moderna democrazia dell'alternanza che ne rappresenta la sua eredità storica. Certa magistratura e certi gruppi editoriali e finanziari brigano dall'epoca per minarla perché quell'operazione ha dato una casa politica alla maggioranza silenziosa degli italiani. Oggi che Forza Italia ha una crisi di sistema c'è il rischio che salti il bipolarismo e si torni dritti alle pastette della Prima Repubblica. Sarebbe un colpo mortale per l'Italia e tutto il centro destra deve impedirlo".

Sul FdI e apertura verso il Partito Popolare Europeo il cofondatore di FdI spazza via ogni dubbio: "Il modello italiano che vede sovranisti, conservatori e popolari alleati e alternativi alla sinistra deve essere esportato in Europa, quindi consolidato. Prospettiva non facile, ma Giorgia ha numeri e caratteristiche per riuscire dove altri hanno fallito. Occorre prosciugare la melassa insopportabile che vede a Bruxelles popolari e socialisti dalla stessa parte per ragioni di potere, pur ispirandosi a valori opposti".

In un possibile nuovo Partito della nazione, chi dovrebbe entrare? "Ribadisco noi siamo già il "Partito della nazione", presenti al nord e al sud in maniera omogenea, interclassisti per vocazione con un'attenzione aggiuntiva verso i più deboli: precari, disoccupati, professionisti, imprenditori, anziani". Sulla prospettiva Berlusconi al Quirinale: "certo che sono favorevole, ma i tre leader del centrodestra si stanno occupando di questa importante scadenza ed è giusto lasciarli lavorare senza interferire, rispettosi verso il presidente Mattarella, che tuttora è al suo posto".

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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