Le sanzioni sulla Russia preparano una crisi sulle materie prime
Le sanzioni contro la Russia stanno avendo un grande impatto sulla sua economia ma anche sull'export di petrolio
Le sanzioni contro la Russia stanno avendo un grande impatto sulla sua economia, ma l'imposizione di ulteriori misure, tra cui quelle sull'export di petrolio, se non mitigate da attente politiche per attenuarne il costo, potrebbero causare uno shock su offerta e prezzi delle materie prime. E' l'analisi contenuta in un lavoro di Emidio Cocozza e Michele Savini Zangrandi, del servizio Economia e relazioni internazionali della Banca d'Italia a un anno dall'inizio della guerra in Ucraina, in cui si sottolinea la difficoltà "nel trovare il giusto equilibrio nel calibrare le misure".
Nel ricostruire l'impatto che le sanzioni hanno avuto sull'economia russa, l'undicesima al mondo, i due economisti premettono che "la globalizzazione aumenta la capacità di imporre a Mosca restrizioni economiche, finanziarie e tecnologiche, ma ne amplifica allo stesso tempo le ricadute sull’economia mondiale...Nessuno dei regimi sanzionatori introdotti dal dopoguerra a oggi ha mai interessato un Paese con un’impronta equivalente sull’economia mondiale e sul commercio internazionale".
In un quadro così complesso, esistono anche "notevoli incertezze riguardo l’efficacia delle sanzioni". E infatti, sottolineano Cocozza e Savini Zangrandi, "nella loro fase iniziale, le sanzioni non hanno limitato la capacità della Russia di continuare a esportare materie prime: in combinazione con il forte rialzo dei prezzi internazionali, questo ha consentito al Paese di assicurarsi un forte surplus commerciale e il continuo afflusso di valuta estera, e il rublo, dopo un iniziale indebolimento, è tornato ai livelli prebellici".
"Questi sviluppi sono stati interpretati come un’indicazione che le sanzioni hanno avuto un effetto limitato sull’economia russa", scrivono i due economisti, spiegando poi però che "l’apprezzamento del rublo poco può fare a fronte della scarsità di input e dei problemi di qualità dei potenziali sostituti". Perché "le sanzioni commerciali hanno causato una contrazione nelle importazioni che sta creando notevoli problemi alla Russia. Nonostante i tentativi di sostituzione delle importazioni, rimane fortemente dipendente dalle economie avanzate per un’ampia gamma di componenti e servizi critici importati. Con l’esaurimento delle scorte di beni importati, si manifesteranno pienamente gli effetti negativi delle sanzioni su produzione, investimenti e inflazione".
"Inoltre, nel medio e lungo termine, la produttività e il potenziale di crescita dell’economia russa saranno ridotti a causa del mancato accesso alle tecnologie avanzate, della perdita di collegamenti commerciali e di fonti di approvvigionamento e del possibile esodo di lavoratori qualificati", prevedono Cocozza e Savini Zangrandi.
"Una valutazione oggettiva deve riconoscere che le sanzioni stanno avendo un grave impatto sull’economia russa, annullando oltre un decennio di crescita e integrazione economica e trasformando fondamentalmente il Paese". Preoccupazioni di questo tipo - sottolineano - sono peraltro anche espresse in un documento riservato della Banca centrale russa. “In analogia a quanto spesso avviene in ambito bellico, le sanzioni economiche producono i loro effetti per attrito, indebolendo nel tempo l’economia del Paese al quale sono imposte, limitandone le opzioni e negandogli capacità strategiche'", spiegano i due economisti.
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