La cultura (di destra) difende il ministro Roccella
Buttafuoco, Sgarbi, Bruno Guerri, Veneziani intervengono sulla polemica al Salone di Torino
Aver impedito alla ministra della Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella di presentare al Salone del Libro il suo volume 'Una famiglia radicale' (Rubbettino) è un atto "di analfabetismo" e di "totalitarismo" che denota una forma di "estremismo, malattia infantile dell'ideologia". E' la riflessione di Pietrangelo Buttafuoco che dice: "Se solo studiassero la storia e la genesi di ciò che rivendicano, i contestatori di Roccella non potrebbero che averne ulteriori argomenti per approfondire, e magari emanciparsi rispetto al vicolo cieco in cui si sono infilati. Quello dell’estremismo, malattia infantile della ideologia. Impedire fisicamente la discussione è un lapsus rivelatore ben doppio: quello dell’analfabetismo, e poi quello del totalitarismo di cui sono portatori. Non esiste altra possibilità di pensiero che quella loro. Tutto il resto è negazionismo. Nella pandemia, nella guerra, nella pioggia e figurarsi nella questione delle questioni: l’utero in affitto", conclude.
Coloro che al Salone del Libro di Torino non hanno consentito alla ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, di presentare il suo libro 'Una famiglia radicale' (Rubbettino) "hanno certamente sbagliato. E' una cosa inammissibile, un fatto vergognoso, spregevole anche. Ma tutto tranne che fascista e antifascista". Ne è convinto lo storico Giordano Bruno Guerri che contesta il fatto che si sia trattato, come è stato detto, di un atto di 'fascismo degli antifascisti'.
"Non si può applicare la parola fascismo a qualsiasi cosa. Il fascismo - precisa - è un fenomeno storico concluso, ben definito che non esiste oggi. Per paradosso esiste di più l'antifascismo. Che c'entra il fascismo con quello che è successo al Salone del Libro di Torino? E poi non c'entra neanche l'antifascismo. Delle persone hanno impedito a una signora di parlare. Sono antifascisti per questo?". In realtà, per Guerri, "sono intolleranti e anche ignoranti, francamente. Non conoscono il concetto di libertà che va presa per intero".
"La ministra Eugenia Roccella era al Salone del Libro in qualità di autrice di un libro, ed era prima di tutto un autore invitato a parlare della sua opera. Andava dunque fatta parlare, perché al centro di tutto ci deve essere il libro Si è data voce più alle tifoserie che non al libro". A parlare è il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che interviene così nella bufera scatenatasi in occasione della presenza della Roccella al Salone del Libro di Torino, dove la ministra è stata 'accolta' da roventi contestazioni che ne hanno di fatto impedito l'intervento.
"Il limite del direttore Nicola Lagioia -aggiunge Sgarbi- è stato quello di non garantire che lei parlasse, doveva garantirlo e poi aprire il dibattito. Lagioia non è colpevole di nulla, ma non doveva privarsi del diritto di far parlare l'autore del libro, perché è il libro ad essere al centro". Il sottosegretario alla Cultura ricorda poi "tre episodi" verificatisi al Salone del Libro, con un unico fil rouge. "Qualche anno fa ci fu la chiusura dello stand di Altaforte, editore ritenuto di destra, che al di là di questo era editore di Salvini, ministro dell'Interno -scandisce il sottosegretario- Quella prima anomalia era stata risolta in modo sbagliato (con l'esclusione della casa editrice dal Salone del Libro, ndr) perché la posizione del ministro, come quella di qualunque cittadino, a maggior ragione in quanto ministro, è ovviamente di sostenere la posizione del governo".
Il fatto che alla ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, non sia stato permesso di presentare il suo libro 'Una famiglia radicale' (Rubbettino) al Salone del Libro di Torino è un caso "di intolleranza rossa. E' stato fatto un atto di sfregio alla democrazia e alla cultura. E' un caso di intolleranza che non chiamerei, come è stato fatto, di 'squadrismo' o di 'fascismo degli antifascisti'. Si tratta invece di un'intolleranza rossa, una violenza di origine anarco-comunista, radicale". Lo afferma Marcello Veneziani che precisa: "E' una forma di intolleranza che sarebbe bene chiamare con il suo vero nome. Mi pare un episodio assurdo anche perché è stato giustificato al contrario come una tutela del dissenso. Così ne hanno parlato la Schlein e Lagioia".
"Mi sembra veramente inverosimile che si impedisca a un'autrice, oltre che a un ministro, di parlare nel nome della difesa del dissenso. La Roccella - aggiunge Veneziani - ha una posizione fin troppo timida riguardo alla sua difesa della famiglia, di tutto la si può accusare meno che di essere intollerante verso chi non la pensa come lei", conclude Veneziani.
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