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Quei calciatori scommettitori ricchi ma sfigatamente soli

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I casi di Tonali, Zaniolo e Fagioli che scommettono su piattaforma clandestine: nemmeno lo straccio di un amico fidato per le puntate

Soli. E fragili. Così me li immagini i calciatori. Non trovo altra spiegazione. Partiamo da un assunto che non è ipocrita: scommettere su un evento sportivo ha il suo fascino per il gioco, certo se sei un calciatore della serie A non puoi scommettere su partite di quel campionato. E ci sta. È una regola di buonsenso (comune) prima ancora che di correttezza professionale specifica.

Facile cadere nella tentazione di additare Fagioli, Tonali e Zaniolo come calciatori viziati e avidi. La prima reazione, istintiva, del sentire comune è “ma come? Con tutti i soldi che guadagnano hanno anche l’ardire di scommettere? Per guadagnare di più?  Ma perché?”. Eh, facile arrivare a un ragionamento così leggero e pur logico. Fai un mestiere che produce un bel ventaglio colorato di soddisfazioni professionali e ti vai a smarrire nel vortice delle scommesse (clandestine, tra l’altro), perdendoci di credibilità e rischiando anche squalifiche che compromettono la tua carriera? È chiaro che il gioco, volgarmente cianciando, non vale la candela, anche perché non stiamo trattando di giocatori che si guadagnano lo stipendio in serie sfigate ma di calciatori che hanno raggiunto il sogno puro di un bimbo: vestire la maglia della Nazionale.

Quindi, i Tonali, i Zaniolo, i Fagioli non li immagino tanto avidi e leggeri (leggi sciocchini)  ma soprattutto soli. Sì, soli. Senza uno straccio di amico, di confidente, di persona fidata che al posto loro possa puntare su una piattaforma, illegale o legale che sia. Ricchi sì ma tristemente soli.  

1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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